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“L’Oriana”: una fiction Rai che non dice nulla. Per fortuna

by Michele de Nicolay
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Oriana FallaciRoma, 18 gen – Se qualcuno avesse avuto ancora bisogno di un ulteriore motivo per non pagare il canone Rai, la tv di stato puntualmente lo ha servito su un piatto d’argento. Il 16 e il 17 febbraio è andata in onda in prima serata su Rai 1 la miniserie televisiva in due puntate “L’Oriana” liberamente ispirata alla vita di Oriana Fallaci. Un’opera che avrebbe avuto teoricamente l’intenzione di portare il pensiero e l’analisi politica della giornalista sul piccolo schermo, prendendo una figura indubbiamente complessa e cercando di riadattarla in maniera piuttosto elementare per il grande pubblico.

Il risultato finale è stato piuttosto deludente: una sorta di telenovela edulcorata dai contorni tinti di rosa, che ha puntato tutto sugli aspetti più banali della sua figura: ne è uscito il ritratto di una donna turbata dalle bramosie dell’amore e dalle paturnie della mancata maternità, il perfetto prodotto vendibile alla casalinga di Voghera che non ha certo nessuna intenzione di scervellarsi dietro a riflessioni sui massimi sistemi ma vuole semplicemente sapere se alla fine la protagonista si sposa e mette su famiglia.

Insomma se l’obiettivo finale di questa produzione era quello di far filtrare il messaggio della signora Fallaci in un momento in cui la questione islamica ha ormai assunto dimensioni gigantesche, si può affermare senza timore di essere smentiti che tutta la faccenda è stata un colossale buco nell’acqua. Per fortuna

Le Fallaci per tutta la vita non ha fatto altro che soffiare sul fuoco dello scontro di civiltà indicando nell’Islam la spada di Damocle che pendeva minacciosa sull’Europa incolpevole e che anzi troppo a lungo aveva aspettato ad intervenire per fermare il pericolo incombente di una guerra religiosa.

Fu Saddam Hussein a farle venire il cancro con i suoi pozzi di petrolio, questo scrisse: ora Saddam Hussein non c’è più, il cancro non è stato sconfitto e l’Iraq è ostaggio dei tagliagole dell’Isis. Nella sua intervista all’ayatollah Khomeini lo accusa senza mezzi termini di aver creato una teocrazia spietata e totalitaria: forse è vero, ma a combattere l’avanzata dello Stato Islamico ci sono anche i pasdaran della rivoluzione iraniana. E quando si trovò di fronte Gheddafi non mancarono certo le critiche e gli anatemi verso il dittatore senza cuore che a suo dire non adottava le regole base delle democrazie degli stati “civili”: se solo potesse vedere il focolaio di guerra in cui si è trasformata la Libia dopo l’ennesima esportazione di democrazia.

Se solo sapesse la signora Fallaci quanto ci è costato l’intervento che ha così tanto auspicato nei suoi scritti e la visione miope di un Occidente che non ha saputo o non ha voluto riconoscere i suoi veri nemici. Paghiamo lo scotto di aver appoggiato e foraggiato guerre contro stati sovrani come appunto la Siria, la Libia e l’Iraq, abbattendo di fatto gli ultimi ostacoli contro l’avanzata jihadista verso l’Europa. Non ha fatto in tempo, la signora Fallaci, a capire la pericolosità delle sue parole di fuoco nei confronti dei legittimi presidenti di quei paesi laici, di quei governi panarabi che con il loro crollo hanno lasciato campo al fondamentalismo più becero e aggressivo.

Mussolini e la spada dell'Islam

Mussolini e la spada dell’Islam

Abbiamo fatto esattamente ciò che Oriana Fallaci ci aveva suggerito e qual è stato il risultato? Quell’Islam fino ad allora imbrigliato e contenuto con così tanta fatica dai “cattivi” ora mostra il suo vero volto e ha occupato il vuoto di potere che noi stessi abbiamo lasciato dopo il nostro passaggio

E si, l’Oriana sbagliava anche nella continua assoluzione degli USA dalle evidenti colpe che si portano dietro, perché nel suo fanatismo filostatunitense non ha mai saputo riconoscere il loro ruolo attivo nella creazione e nella crescita di questi figli illegittimi sfuggiti di mano ma che a tempo debito sono stati fondamentali nel favorire l’espansionismo imperialista americano in Medio Oriente.

Non ha mai capito, Oriana Fallaci, che lo scontro di civiltà non è altro che uno specchietto per le allodole che nasconde come polvere sotto al tappeto l’eterna colpa di un Occidente che ha devastato, sconvolto e minato dalle fondamenta un  sistema di fragili equilibri solo per il proprio interesse e ora si trova a fare i conti con qualcosa che non è in grado di affrontare, continuando a subire l’invasione di masse di disperati che bussano alle frontiere delle nazioni, accolte da politiche di integrazione a senso unico e guidate da un odio cieco che non è solo religioso ma frutto di un contrappasso.

D’altronde i terroristi di oggi non vengono solo dalle terre arabe ma sono spesso nostri nuovi connazionali, immigrati di seconda o terza generazione ai quali in fondo la nostra bella tolleranza progressista non ha nulla da offrire ed é inevitabile che torni più forte che mai il richiamo delle radici, accompagnato da un livore medioevale che esplode insieme alle loro bombe.

Ma l’errore più grande, forse il più il più grossolano della signora Fallaci è stato quel bisogno morboso di ricondurre tutte le sue teorie a una conclusione di una rara banalità. Già perché la sua crociata anti-islamista, che poi in realtà è anti-araba in toto, lei la considerava il naturale prosieguo della battaglia contro il fascismo. Eppure fu Mussolini che riuscì a creare quel rapporto solidale con un Islam sano, sociale e progredito che fu per anni il naturale partner dell’Italia nel Mediterraneo e non una minaccia dalla quale doversi difendere.

Paradossalmente, se la Fallaci avesse veramente voluto combattere l’estremismo islamico, per prima cosa avrebbe dovuto evitare di fare la staffetta partigiana.

 Michele de Nicolay

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