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Se i social network non ci permettono di pensare

by La Redazione
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Social network, cervelli

Roma, 15 feb – Se fossimo ai suoi tempi, Cartesio ci ripeterebbe la sua famosa locuzione:  “Cogito ergo sum”. Ma adesso viviamo in un’epoca in cui pensare non è essere, al contrario per molti postare è essere. Oggi, ai tempi dei social, postare ci fa credere di essere vivi, infatti molti di noi quando i social si bloccano soffrono, come se davvero un organo vitale di loro smettesse di funzionare. Soffrono di mancanza d’aria, di solitudine. Quindi si deduce che se oggi Cartesio fosse in vita, un millennials gli risponderebbe: “No, si sbaglia signore. Io posto dunque sono”.

Ma in che senso i social network stanno cambiando il nostro modo di pensare o addirittura sopprimono il pensiero? In una maniera molto semplice: alla base del pensare c’è la parola e senza la parola non esiste il pensiero, non si può esprimere nessun concetto senza le parole. Se notate, man mano che escono nuovi social network la parola scompare, su Facebook si poteva scrivere e postare immagini, su Twitter vige un limite massimo di parole. Vecchi social, adesso abbiamo Instagram, “il social dell’immagine”, dove per poter esprimere un pensiero dovrete usare minuscole didascalie che sfuggono alla stragrande maggioranza delle persone.

I social e il pensiero senza parole

Se l’uomo tramite la parola esprime un concetto allora noi esseri pensanti non potremo mai usare Tik Tok, social cinese in cui gli utenti creano brevi clip musicali. Immaginate i  filosofi del Novecento se al posto delle loro riviste avessero avuto Tik Tok quale pensiero avrebbero potuto mai esprimere. Nemmeno lo scrittore Ray Bradbury avrebbe immaginato nel suo Fahrenheit  451 una simile arma, altro che i pompieri che bruciavano i libri.

Noi stessi abbiamo rinunciato alla parola e ci esprimiamo con le foto su un social qualsiasi. Ma non disperate, come ci insegna Bradbury nel suo romanzo nasceranno nuovi Montag. Ci saranno uomini pensanti, ci saranno uomini che scriveranno o parleranno. E se dovremo ballare su Tik Tok per esprimere un concetto, allora danzeremo sui cervelli per risvegliarli.

Pietro Perconte

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