Roma, 25 – La fu compagnia di bandiera, che centinaia di milioni di italiani ha fatto votare – spesso per la prima volta – e altrettante centinaia di milioni di stranieri ha fatto viaggiare verso il nostro paese, è ormai in rotta verso lo smantellamento. Il consiglio di amministrazione di Alitalia, riunitosi oggi dopo i risultati del referendum sul pre-accordo, “data l’impossibilità di procedere alla ricapitalizzazione”, si legge, “ha deciso di avviare le procedure previste dalla legge e ha convocato un’assemblea dei soci per il 27 aprile al fine di deliberare sulle stesse”.
Pur precisando che “il programma e l’operatività dei voli Alitalia non subiranno al momento modifiche”, ora la strada passa per il commissariamento della società, dall’amministrazione straordinaria fino alla liquidazione entro sei mesi. Il tutto sotto la guida del ministero dello Sviluppo economico, che ad oggi fa da convitato di pietra vista l’indisponibilità del governo a procedere con scelte forti come quella della nazionalizzazione, più volte esclusa a priori nei giorni scorsi.
Si replica così l’iter che nel 2008 vide Augusto Fantozzi traghettare il passaggio alla neocostituita Cai, che con 300 milioni riuscì a mettere le mani sui pezzi più pregiati del vettore, lasciando allo Stato la ‘bad company’ con i suoi 2 miliardi di debiti. Solo che a questo giro non vi saranno cordate nazionali, né banche italiane né le Poste ad intervenire, sia pur con risultati che nemmeno l’iniezione dei capitali di Etihad è riuscita a ribaltare. Fra i nomi che circolano per l’interregno in attesa di sapere dove andranno a finire gli aerei, gli slot (le bande orarie di decollo e atterraggio) e gli immobili di proprietà, troviamo Enrico Laghi, il commercialista buono per tutte le stagioni che negli anni scorsi ha seguito il dossier Ilva. Ma si parla anche di Luigi Gubitosi, ex direttore generale della Rai.
Ebbene, dove andranno a finire poi gli asset di Alitalia? Non è un mistero che, dopo il doppio matrimonio saltato (nel ’96 e nel 2008) con Air France, da Parigi non ne vogliano più sapere, mentre Lufthansa ha da tempo aperto il dossier. Già in passato, peraltro, la compagnia aerea tedesca ha effettuato operazioni di questo tipo con Etihad, che nonostante detenga una quota di minoranza nel vettore italiano ne è di fatto il socio forte. Ultima in ordine di tempo, la cessione di Air Berlin alla controllata low-cost Eurowings, risalente allo scorso autunno.
Filippo Burla
2 comments
ma mica lo ha prescritto il dottore l’obbligo di avere una compagnia aerea nazionale.
vedasi sabena e swissair, e in spagna e svizzera si vola lo stesso.
basta succhioare le tasce dei contribuenti!!!
vergognoso comportamento dei sindacati, andrebbe nazionalizzata ma siccome sarebbe un favore a questi parassiti, che vendano a Lufthansa e al diavolo le decine di sigle sindacali succhiasangue (che non solo hanno hanno fatto saltare gli accordi con AF ma 15 anni fa hanno totalmente sabotato Malpensa facendo scappare anche KLM che era interessata a un hub nel sud Europa non voleva andare a FCO, preferendo MXP). Grazie a questa gente oggi Malpensa è un aereoporto straniero, e tra poco lo sarà anche Alitalia.