Roma, 28 ago – Se è vero che il lavoro nobiltà l’uomo, è anche vero che lo stesso non può lavorare per la sola gloria. Il lavoro dovrebbe infatti consentire perlomeno il sostentamento familiare e il mantenimento delle spese vive affrontate dal nucleo domestico. Ultimamente, però, a quanto pare gli italiani sono sempre più strangolati dai mostruosi rincari stampati sulle bollette energetiche. Usciamo però dalle mura abitative per entrare in quelle del luogo di lavoro. Negli ultimi mesi e in tutto il periodo dettato dalle restrizioni per il Covid 19, le aziende italiane sono sempre più vessate da tassazioni straordinarie talvolta troppo impegnative e praticamente impossibili da pagare. È oggi il caso di una cartiera veneta della provincia di Rovigo che, a causa degli aumenti, si è vista triplicare i prezzi di listino delle materie prime, rispetto all’estate scorsa. Cosa ancora più sconvolgente, è una bolletta da 9 milioni di euro che ha costretto l’impresa a fermare la produzione, nonostante la domanda sia in crescita.
Una bolletta del gas da nove milioni di euro
L’azienda di cui stiamo parlando è Cartiere del Polesine, realtà industriale all’avanguardia nella produzione di packaging proveniente dal riciclo della carta da macero. L’impresa è ben radicata nella provincia rodigina, con due stabilimenti, a Loreo e ad Adria. Negli ultimi due mesi, però, a causa dell’aumento dei costi, la cartiera ha dovuto spegnere le quattro linee produttive. Oltre 180 dipendenti della cartiera veneta sono stati messi in ferie (dovute). La scelta aziendale è stata fatta in modo da non dover appoggiarsi agli ammortizzatori sociali dello Stato. Lo scorso mese di luglio, però, l’azienda si è vista recapitare il pazzesco conto che supera i 9 milioni di euro in bolletta. Lo scorso anno, l’importo dovuto dall’azienda veneta corrispondeva a 2.350 euro. Come se non bastasse, questi ultimi erano calcolati addirittura su più metri cubi di materia consumati rispetto a quelli attuali.
Una crisi senza precedenti per le aziende italiane
“Il problema è duplice – spiega a il Corriere della Sera, Elena Scantamburlo, amministratore delegato dell’azienda – da una parte abbiamo difficoltà nel rinnovare i contratti di fornitura del gas in scadenza; dall’altra il prezzo effettivo della materia prima è così variabile da non dare alcuna garanzia per un piano economico, neppure sul breve periodo“. L’inflazione sui prezzi del gas per energia, infatti, negli ultimi giorni è più che raddoppiato e continua a salire. L’ultimo “regalo” del dimissionario governo Draghi, insomma. A questa altalena di cifre si somma anche l’indisponibilità momentanea dei maggiori enti italiani di energia come Eni, Enel e Edison a formulare nuovi contratti a causa dell’incertezza del contesto internazionale. Tutto mentre sul libero mercato, “gli operatori più piccoli chiedono garanzie commerciali insostenibili per le aziende energivore come Cartiera del Polesine che consuma a regime circa 60 milioni di metri cubi di gas all’anno“. Mai come in questi giorni, il futuro della cartiera veneta e dei suoi 180 lavoratori è stato più incerto, così come quello di migliaia di aziende italiane.
Andrea Bonazza
6 comments
Sapendo che i margini di contribuzione sono diventati ridicoli per sostenere un qualsiasi periodo di vacche magre, con il numero dei dipendenti, se potete, fornite almeno anche il fatturato. Così le ignobili incidenze sono ancora più chiare.
Si sono fatti abbindolare dalle balle sulla fine del mercato tutelato e sono passati al libero mercato?
Queste sono le conseguenze.
Siamo sicuri delle cifre? Come è possibile che la bolletta di luglio dell’anno scorso fosse di 2mila euro contro i 9 milioni di quest’anno ? Era chiusa?
Basterebbe calcolare la percentuale di aumento del prezzo del gas da un anno a questa parte è vedere se 9 milioni di euro corrispondono ad un aumento (di quanto?) rispetto ai 2.000 euro circa pagati l’anno scorso. Sembra una cifra non corrispondente agli aumenti di cui si parla. La parola agli esperti di calcolo.
Non credo che si possa andare molto avanti con queste cifre assurde,anche perché sono sempre sempre gli operai a rimetterci.
Mi piacerebbe capire quanto in percentuale questi aumenti sono reali e quanto sono speculativi.