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Coldiretti: supera i 60 miliardi la contraffazione del ‘Made in Italy’

by Filippo Burla
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E' pari a 60 miliardi il giro della contraffazione dei prodotti 'Made in Italy'

E’ pari a 60 miliardi il giro della contraffazione dei prodotti ‘Made in Italy’

Milano, 5 ott – Sono numeri allarmanti quella legati al fenomeno della contraffazione alimentare dei prodotti italiani, squisitamente ‘Made in Italy’, che Coldiretti ha presentato in occasione di un convegno all’Expo di Milano.

Contraffazione alimentare: un giro da 60 miliardi

Quasi due prodotti su tre, vale a dire oltre il 60% dei totali, fra quelli che si spacciano per ‘Made in Italy’, in realtà… non lo sono. E questo traffico della contraffazione alimentare genera una perdita per le produzioni nazionali pari a circa 60 miliardi di euro l’anno. A spiegarlo è Coldiretti, nel suo rapporto “La lotta alla contraffazione e alla pirateria”, presentato in occasione dell’esposizione universale in corso nel capoluogo lombardo.

Formaggi e salumi

Il 90% del "Parmesan" cheese venduto negli Usa di parmigiano non ha proprio nulla

Il 90% del “Parmesan” cheese venduto negli Usa di parmigiano non ha proprio nulla

La pirateria colpisce principalmente i formaggi, con Parmigiano Reggiano e Grana Padano a guidare la non invidiabile classifica. Si pensi che il 90% del pasta dura venduto negli Usa con la dicitura “Parmesan” è in realtà prodotto in Wisconsin o in California. Seguono altri prodotti caseari come Provolone e Pecorino, fino ad arrivare alle specialità norcine come il Prosciutto di Parma e il San Daniele.

“Il falso ‘Made in Italy’ – spiegano da Coldiretti – a tavola colpisce in misura diversa tutti i diversi prodotti, dai salumi alle conserve, dal vino ai formaggi ma anche extravergine, sughi o pasta e riguarda tutti i continenti. In realtà a differenza di quanto avviene per altri articoli come la moda o la tecnologia, a taroccare il cibo italiano non sono i Paesi poveri, ma soprattutto quelli emergenti o i più ricchi a partire proprio dagli Stati Uniti e dall’Australia”, spiegano da Coldiretti, evidenziando come il fenomeno della contraffazione e la pirateria investano numerosi prodotti anche fra quelli non di elevatissima qualità ma comunque percepiti come caratteristici italiani. Le dimensioni sono così rilevanti che “almeno in un Paese su quattro tra quelli che partecipano ad Expo sono realizzate e vendute diffusamente fantasiose ed imbarazzanti interpretazioni di piatti e prodotti alimentari falsamente italiani in sfregio all’identità del ‘Made in Italy’. In questo contesto particolarmente positiva è stata l’esperienza dell’esposizione universale con molteplici iniziative divulgative per far conoscere agli stranieri le caratteristiche peculiari dei prodotti alimentari originali. Alle quali si è aggiunta il piano per l’export annunciato dal Governo italiano che prevede, per la prima volta, azioni di contrasto all’italian sounding a livello internazionale.

Contraffazione e “Italian sounding”

Ma c’è di più. Un altro fenomeno ancora più infido e difficile da identificare. E’ quello del cosiddetto “italian sounding“, una contraffazione mascherata da parte di chi “importa materia prima (latte, carni, olio) dai paesi più svariati la trasforma e ne ricava prodotti che successivamente vende come italiani senza lasciare traccia attraverso un meccanismo di dumping che danneggia e incrina il vero ‘Made in Italy’, perché non esiste ancora per tutti gli alimenti l’obbligo di indicare la provenienza in etichetta”. Un vuoto normativo che, concludono da Coldiretti, deve essere colmato il prima possibile.

Filippo Burla

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Marcello Fumagalli 5 Ottobre 2015 - 3:12

Parmesan

Scritto da Marcello Fumagalli il 28 Luglio 2015

Per questo editoriale ho preso spunto dal fasullo!
Il fasullo capace di distruggere immagine e credibilità di un’originalità ……… espressione di un’arte vecchia di secoli.
Il titolo l’ho preso da quanto ho potuto ben notare all’EXPO dove, prodotti sfacciatamente mistificatori, sono proposti ai gonzi consumatori che si lasciano obnubilare da un nome vagamente simile all’originale, da colori che riproducono la nostra bandiera e via dicendo.
Questi fessi sono tristi personaggi che, dopo una salita inaspettata nella loro piramide di Maslow, ambiscono al loro ultimo bisogno……..l’apparire piuttosto che l’essere.
Non si rendono conto della loro natura ovina non distinguibile nell’enorme gregge dove albergano e i loro tratti lombrosiani tradiscono la predisposizione a seguire uno scampanellio qualsiasi piuttosto che una trombetta o un cane ammaestrato.
Ecco il mondo dell’ignavi, il mondo di coloro che mentono a se stessi piuttosto che riconoscere la verità!
E tutto va a farsi benedire per l’insipienza di fraudolenti personaggi incapaci di governare senza che i popoli siano realmente riconosciuti sovrani e liberi mentre si preoccupano del diametro dei piselli, della forma delle banane e della lunghezza delle zucchine per evitare che qualche mal intenzionato le possa usare secondo il principio del “dual use”.
Per opera quindi di sciacalli, di personaggi la cui reputazione, se si volesse indagare bene, risulterebbe sottoterra, la turlupinatura è all’ordine del giorno.
Classi di perfetti buffoni destinati ad essere spazzati via in un giorno e una notte lasciando che tutto si trasformi in oro, avorio ed oricalco.
Vanità, adulazione, accidia, demenza, licenziosità ed ignoranza diverranno il bagaglio del loro sonno mortale.
Dall’alto della Piramide splendente Novus Ordo seclorum.

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