Roma, 22 dic – In gergo tecnico si definisce lavoro accessorio e la corresponsione del salario è tramite i dei cosiddetti voucher, buoni gestiti dall’Inps che garantiscono copertura previdenziale e assicurativa. Dieci euro il valore nominale: 7.5 euro di paga oraria e 2.5 di contributi. Sono, fatte le dovute proporzioni e le diverse regole in materia -a partire dal salario minimo corrisposto, che in Germania è di 9.5 euro l’ora, passando per gli obblighi ed i sussidi collegati, da noi non previsti- la versione italiana dei “mini-jobs” tedeschi.
Nel 2014 l’utilizzo di questa forma di lavoro, del tutto atipica, ha registrato un’impennata considerevole. Secondo stime della Cgia di Mestre, infatti, sono stati più di un milione i soggetti interessati, per un totale di oltre 70 milioni di ore di lavoro. Valori che superano di tre volte quanto fatto registrare nel 2012, anno in cui lo strumento fu esteso a tutti i settori economici.
Spiega Giuseppe Bortolussi, segretario dell’associazione degli artigiani mestrini: «Grazie all’introduzione di questa formula è stato possibile far emergere una quota di sommerso che altrimenti sarebbe stata difficile da contrastare. Ora, anche i lavoretti saltuari sono tutelati». In linea teorica, almeno. Prosegue infatti Bortolussi: «Tuttavia, la possibilità di aggirare la norma non manca – rilava Bortolussi – purtroppo, questa possibilità è presente in qualsiasi caso, figuriamoci quando si tratta di un accordo che, come in questa fattispecie, è di natura verbale».
Filippo Burla