Roma, 2 nov – Conad si impegnerà a mettere in sicurezza 13.035 dei 16.140 dipendenti che lavoravano nel gruppo Auchan al momento dell’acquisizione. Detta così sembra una buona notizia. Se, però, guardiamo il bicchiere mezzo vuoto questo vuol dire che ci saranno più di tremila licenziamenti. Il gruppo emiliano tiene a precisare che si tratta di un provvedimento inevitabile per rilevare un’azienda che navigava in pessime acque. Il bilancio dei francesi è in rosso da almeno tre anni (537 milioni nel solo 2018 prima delle dismissioni per operazioni straordinarie) e oggi perde ancora oltre a un milione di euro al giorno.
Il piano industriale di Conad
Questo è quanto è emerso dall’incontro che si è svolto mercoledì scorso al ministero dello Sviluppo Economico sul processo di acquisizione di Auchan Retail Italia da parte di Conad. Durante la riunione l’azienda ha presentato “le linee guida e il cronoprogramma del piano industriale, che darebbe luogo ad una ristrutturazione della rete aziendale con priorità assoluta all’incremento delle vendite, alla sistemazione della rete dei franchising, ad una nuova politica dei prezzi e alla razionalizzazione dei processi interni”. Inoltre il gruppo ha informato le autorità competenti che “l’operazione avverrà all’insegna della continuità aziendale e della salvaguardia degli attuali livelli occupazionali. A tal fine, ha reso noto che i punti vendita oggetto di tale passaggio saranno denominati Margherita Distribuzione S.p.A., con rilancio del made in Italy attraverso la vendita di prodotti locali. Relativamente ai tempi, l’azienda ha stimato che l’intera operazione si concluderà entro il 31 dicembre 2020”.
Se poi qualcosa dovesse andare storto la soluzione è quella di sempre: scaricare sulla collettività i fallimenti del mercato. “Gli eventuali esuberi – conclude la nota – saranno gestiti attraverso gli strumenti del pensionamento e prepensionamento, ricollocazione in Conad, cassa integrazione straordinaria, incentivo alla mobilità e accordi o formule con flessibilità per la salvaguardia occupazionale”.
La crisi di Auchan e l’intervento di Conad
Parte male, dunque, il processo di acquisizione dei supermercati francesi da parte di Conad. Eppure l’intervento della cooperativa emiliana era visto con favore da molti analisti. Per la prima volta si invertiva un trend negativo che vedeva le aziende italiane fagocitate da altre aziende straniere. Non è però oro tutto quello che luccica. Per capire il perché è bene fare un passo indietro.
Auchan arriva in Italia nel 1989 con l‘acquisizione del settore alimentare di Rinascente dalla Ifil degli Agnelli. Il business dei grandi ipermercati non decolla così, dopo anni di crisi, i transalpini gettano la spugna. Lo scorso maggio il numero uno di Auchan, Edgar Bonte annuncia la cessione del gruppo ad una cordata di imprese straniere ed italiane in cui spicca la presenza con il 51% di Conad. Il gruppo guidata dall’amministratore delegato Francesco Pugliese non solo riesce a mettere le mani sulla rete di punti vendita di una sua diretta concorrente ma allo stesso tempo diventa il primo gruppo della grande distribuzione in Italia. I numeri parlano chiaro: Conad nel settore si attesterà attorno al 18%, lasciando così Coop al secondo posto con il 13,7%. Ciò che però lascia perplessi è che la società cooperativa nata a Bologna negli anni sessanta quando si tratta di gestione del personale non si comporta diversamente da una multinazionale qualsiasi. Vediamo perché.
Le preoccupazioni dei lavoratori
I sindacati temono un progetto di ristrutturazione lacrime e sangue: chiusura o cessione di punti vendita e riduzione del numero di dipendenti. Secondo il segretario della Filcams Cgil, Alessio Di Labio: “Siamo davanti alla più grande operazione mai realizzata nel mondo della grande distribuzione italiana”. Una vicenda che coinvolge 18mila lavoratori su tutto il territorio nazionale, senza contare l’indotto e i fornitori. Non è stata casuale, dunque, la scelta di scioperare proprio nel giorno dell’incontro al ministero. All’orizzonte poi si presenta un altro rischio per i dipendenti: lo smantellamento de facto del Contratto collettivo nazionale. Conad, acronimo di Consorzio Nazionale Dettaglianti, è un aggregato di sette cooperative che fa capo a 2.300 soci che gestiscono circa tre punti vendita a testa.
Il pericolo, in questo caso, è che la parcellizzazione dovuta alla struttura orizzontale della cooperativa porti ad una gestione locale della vertenza. Secondo Di Labio “Il timore fondato è che possano esserci migliaia di esuberi senza un coordinamento nazionale. Speriamo di non rivedere episodi come i licenziamenti via Whatsapp messi a segno in punti vendita a marchio Carrefour, realizzati però dai concessionari locali”.
Purtroppo ancora una volta il mutualismo delle cooperative diventa il grimaldello per indebolire le tutele del Contratto collettivo nazionale.
Salvatore Recupero
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