La struttura delle Outright monetary transactions prevedeva, in estrema sintesi, l’acquisto dal mercato secondario da parte della Banca centrale di titoli di Stato di paesi in difficoltà. La Corte costituzionale tedesca ha sollevato obiezioni sulla liceità di tale azione, decidendo di adire la Corte Ue per valutare se la Bce fosse andata -o meno- oltre il suo mandato istituzionale.
Con la respinta del ricorso tedesco viene così a cadere uno degli ultimi paletti che potevano impedire al governatore di varare l’acquisto diretto dei titoli di Stato a sostegno delle economie periferiche dell’eurozona. Un quantitative easing all’europea, i cui effetti sono ancora là da poter essere previsti con certezza sia sul breve che sul medio e lungo termine.
La Bce, secondo quanto affermato dallo stesso Draghi, non ha comunque “possibilità di azione illimitate” per adempiere il proprio compito. Segno che l’alleggerimento quantitativo, rientrante fra le misure “non convenzionali” annunciate nello scorso novembre, è probabilmente anche una delle ultime spiagge per una moneta unica sempre più in difficoltà.
Filippo Burla
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