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La guerra del latte: ogni giorno in italia chiudono 4 allevamenti

by Clearco
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latteRoma, 6 feb – “Attacco alle stalle”. E’ questo il titolo del dosssier presentato oggi da Coldiretti in occasione di una mobilitazione nazionale che ha visto migliaia di allevatori scendere in dodici piazze delle principali città italiane per una “maximungitura” di protesta. Il documento presentato dall’associazione di categoria è allarmante: l’abbassamento dei prezzi stabilito per mantenere concorrenziale il latte italiano, messo in diretta concorrenza con quello proveniente dall’est europa e dalla Francia, e travolto dal surplus generato dalle sanzioni alla Russia, sta facendo chiudere le aziende allevatrici al ritmo di 4 al giorno. Mentre sugli scaffali i prezzi al consumo aumentano con un ricarico del 328 percento.

“Gli allevatori – denuncia lo studio – devono vendere tre litri di latte per bersi un caffè al bar, quattro litri per un pacchetto di caramelle, quattro litri per una bottiglietta di acqua al bar mentre quasi 15 litri per un pacchetto di sigarette”. A questo si aggiunga l’embargo russo ai prodotti agroalimentari, che oltre ad aver chiuso un importante canale di export per i formaggi tipici “made in Italy”, ha prodotto sul mercato un’eccedenza che viene venduta a prezzi inferiori a quello di mercato, pur di essere smaltita. Si arriva così al paradosso che il mercato italiano, che potrebbe produrre più latte di quanto ne consumi, si trova ad importare dall’estero 86 milioni di quintali di latte. Secondo Coldiretti “per ogni milione di quintale di latte importato in più scompaiono 17mila mucche e 1.200 occupati in agricoltura“.

Una guerra vera e propria, quella del latte. Che mette a rischio il settore di punta dell’agroalimentare italiano, nel quale operano 36 mila imprese, che fattura quasi trenta miliardi di euro e che da lavoro a quasi duecentomila italiani. Un settore nel quale l’Italia rappresenta ancora l’eccellenza, con i suoi 48 formaggi Dop esportati in tutto il mondo in quantità superiore alla Francia, almeno per quest’anno. “Nella forbice dei prezzi dalla stalla alla tavola” si legge nella nota di Coldiretti “c’è spazio da recuperare per consentire ai consumatori di acquistare un prodotto indispensabile per la salute e per dare agli allevatori italiani la possibilità di continuare a garantire una produzione di qualità con standard di sicurezza da record, e a dimostrarlo ci sono gli esempi significativi di gruppi lungimiranti della distribuzione e dell’industria che ci auguriamo possano essere seguiti da tutti».

Gli allevatori hanno elaborato una serie di richieste: indicare obbligatoriamente l’origine nelle etichette del latte (anche Uht), dei formaggi e di tutti gli altri prodotti a base di latte; garantire che venga chiamato “formaggio” solo ciò che deriva dal latte e non da prodotti diversi; assicurare l’effettiva applicazione della legge che vieta pratiche di commercio sleale; rendere pubblici i dati relativi alle importazioni di latte e di prodotti con derivati del latte, tracciando le sostanze utilizzate. E ancora, un intervento dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato contro le forme di concorrenza sleale e gli abusi di posizione dominante nel mercato del latte; attuazione di misure di sostegno agli allevamenti italiani previste dal Psr; un piano organico di promozione; promozione di iniziative nazionali per il consumo del latte e dei formaggi di qualità, soprattutto nelle scuole e nelle mense pubbliche, semplificazione burocratica e infine garanzia di dirottare le risorse del Piano latte (108 milioni in tre anni) agli allevatori.

Francesco Benedetti

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