Roma, 12 feb – L’hanno già ribattezzata “cura del ferro” ed è, forse, uno dei pochi e rari esempi di politica industriale di lungo termine che si vede in Italia da qualche decennio. La strategia, scelta dal ministro alle Infrastrutture Graziano Del Rio – anche se già elaborata in precedenza – punta a investire concretamente nel settore ferroviario come fulcro dello sviluppo dei trasporti, e vede ovviamente le Ferrovie dello Stato in prima fila.
Sono 17 i miliardi, stanziati dalla finanziaria, destinati allo scopo. Gli obiettivi sono molteplici: migliorare la sicurezza ferroviaria, le tecnologie sui convogli, migliorare il trasporto passeggeri nelle zone metropolitane e regionali e, soprattutto, puntare sul potenziamento del trasporto merci. Quest’ultimo è stato, per troppo tempo, il ventre molle delle Ferrovie e sembrava addirittura destinato ad un progressivo, sia pur lento, smantellamento. Così non sarà, anzi: per decongestionare – anche a livello di inquinamento – strade e autostrade, lo strumento “rotaia” è da sempre indicato come il più adatto allo scopo. Valga su tutti l’esempio di Livorno, che da anni attendeva il collegamento del porto con la linea tirrenica: l’allaccio – per poche centinaia di metri – finalmente vedrà la luce, traducendo in concreto quel concetto di intermodalità del quale tanto si sente discutere.
Per quanto riguarda invece la prevista (per quest’anno) privatizzazione e quotazione in borsa del gruppo, l’amministratore delegato di Ferrovie, Renato Mazzoncini, prende tempo: “In questo momento mi sto occupando, più che di quotazione, di aiutare il Governo a definire una strategia di trasporto per aumentare la mobilità collettiva ferro-gomma rispetto a quella privata”, ha spiegato, dicendosi anche soddisfatto dei risultati 2015 che proseguono sulla strada di solidità economico/finanziaria tracciata dal suo predecessore Mauro Moretti, ora alla guida di Finmeccanica.
Filippo Burla