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Frugali? Gli scheletri nell’armadio degli “europei virtuosi”

by Salvatore Recupero
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Roma, 29 lug – In questi ultimi mesi a Bruxelles spesso si è pagato dei “frugali“. Si tratta di cinque Stati parsimoniosi che hanno deciso di mettere un freno alle politiche economiche “espansionistiche” che il Consiglio Europeo ha deciso di attuare nei prossimi anni. Eppure anche i virtuosi hanno qualcosa da nascondere. Vediamo di conoscere meglio gli alfieri dell’austerità nell’Unione Europea.

Chi sono i frugali?

Lo scorso febbraio con una lettera al Financial Times i premier di Austria, Paesi Bassi, Svezia e Danimarca hanno esposto il loro credo rigorista ai partner dell’Eurogruppo. I frugali, dunque, avrebbero fatto di tutto per impedire l’aumento del comunitario per il settennato 2021-2027. Anche il dibattito sul Recovery fund è stato pesantemente influenzato da queste quattro nazioni. Il quadro era piuttosto scontato: le formiche del Nord si opponevano alle cicale del Sud.

L’autorevole quotidiano inglese, sottolineava altresì i quattro parsimoniosi, erano uniti con sfumature diverse da un sentimento transnazionale verso il rigore dei conti più che dall’appartenenza politica. L’austriaco Sebastian Kurz è un conservatore, in passato considerato vicino alle posizioni di Viktor Orbán anche se oggi governa con i Verdi. Poi c’è il liberale olandese Mark Rutte noto per le sue posizioni anti-italiane. Infine, due socialdemocratici: la danese Mette Frederiksen e lo svedese Stefan Lofven. Nella stessa missiva i frugali dicevano chiaramente che avrebbero difeso l’interesse nazionale e, dunque, le tasche dei loro concittadini.

Il pensiero di fondo dei parsimoniosi era chiaro: gli Stati europei in crisi non hanno bisogno di soldi ma di una migliore classe dirigente. In fondo, hanno anche ragione. Gli italiani hanno incassato senza una replica degna di questo nome. Peccato. Ad esempio, potevamo contestare agli olandesi alimentano il dumping fiscali all’interno dell’Ue. Ma la crisi economica dovuta al coronavirus ha fatto venire fuori anche le debolezze del sistema creditizio del gruppo dei parsimoniosi.

Chi rischia di più?

Secondo l’agenzia di stampa Bloomberg, infatti, l’Olanda, la Danimarca e gli scandinavi hanno un grosso problema: le loro banche sono una bomba ad orologeria. I frugali accusano le nazioni che hanno un elevato debito pubblico evitando accuratamente di considerare quello privato. L’indebitamento medio delle famiglie e delle imprese è più elevato in queste nazioni (in particolar modo in Danimarca) che in Italia. Gli istituti di credito in una situazione del genere dovrebbero aumentare i loro utili: più debitori più guadagno. Le cose però non vanno affatto così. I tassi d’interesse, essendo particolarmente bassi in questo momento, indeboliscono le banche. Questa potrebbe essere la miccia che può far saltare in aria anche le economie più solide.

È il caso della Danimarca. A Copenaghen, sempre secondo il già citato articolo dell’agenzia di stampa americana, il rischio del crack delle banche è più elevato. I motivi sono essenzialmente tre: scandali, indebitamento delle famiglie ed assunzioni clientelari. La nazione frugale guidata da Mette Frederiksen è già nei guai. Gli istituti di credito che fino a pochi fa aumentavano in maniera generosa il loro personale saranno costretti a fare parecchi tagli. Certo lo stato sociale danese probabilmente reggerà il colpo. Ma fino a quando? La crisi innescata dal coronavirus ha tolto ogni certezza anche agli investitori più ottimisti. Chi dava lezioni ora rischia di finire dietro la lavagna.

C’è però un aspetto che non possiamo omettere. Qual è la fonte di queste notizia? Bloomberg news: una multinazionale americana che gode nel mettere zizzania tra le nazioni del Vecchio Continente.

Il “metodo Wilson” applicato alla finanza

Quando un colosso dell’editoria statunitense denuncia le storture dell’eurozona non lo fa certo per difendere l’Europa delle nazioni. Al contrario, fomenta le divisioni all’interno dell’Ue. Lo schema è già collaudato. Come non ricordare la “meritoria” opera del presidente degli Usa Thomas Woodrow Wilson alla fine della Grande Guerra. L’inquilino della Casa Banca, armato di matita e forse di compasso, pose le basi per il secondo conflitto mondiale. È il vecchio metodo del divide et impera: la rivalità dei popoli assoggettati giova a chi vuol dominarli. La morale della favola è chiara: se i popoli europei vogliono tornare ad essere liberi (anche di farsi la guerra, se non ne possono fare a meno) devono sapersi affrancare dai padroni e soprattutto dai padrini d’oltreoceano. In caso contrario, faremo la fine dei capponi di Renzo nei Promessi Sposi: continueremo a beccarci tra di noi “come accade troppo sovente tra compagni di sventura”.

Salvatore Recupero

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