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La grande fuga dall’Italia: così il coprifuoco affossa il turismo

by Eugenio Palazzini
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turismo, spiaggia

Roma, 23 apr – C’era una volta il turismo in Italia. Uno dei settori destinato a subire maggiormente la scelta governativa di mantenere il coprifuoco alle 22 è infatti quello turistico. “Se le cose restano così la gente se ne andrà in vacanza in Grecia o in Spagna”, fanno notare gli albergatori romagnoli. Un’osservazione difficilmente contestabile, purtroppo. Ed è altrettanto chiaro che la decisione dell’esecutivo guidato da Mario Draghi, salvo auspicabili ravvedimenti, sta mandando su tutte le furie gli operatori del turismo di tutta Italia, che proprio in questi giorni auspicavano di ricevere le prime prenotazioni.

Il coprifuoco alle 22 affossa il turismo

Il coprifuoco alle 22 – fa notare al Corriere della Sera Patrizia Rinaldis, presidente degli albergatori di Rimini – avvantaggia gli altri Paesi. I giornali tedeschi aprono spiegando ai loro lettori che in Italia c’è il coprifuoco. Che razza di vacanza è un soggiorno all’insegna delle restrizioni?”. Non serve un genio per comprendere poi che il problema non verrebbe risolto neppure posticipando alle 23 l’inizio del coprifuoco. E’ necessario eliminarlo del tutto per far ripartire un settore fondamentale per l’economia italiana. Ed è viceversa lapalissiano che se invece dovesse permanere anche solo per un altro mese, buona parte dei viaggiatori – italiani e stranieri – finirà con il prenotare le vacanze estive altrove.

Tutti i dati di un settore fondamentale per l’Italia

E’ utile però dare uno sguardo ai dati per comprendere quanto sia urgente per l’Italia riaprire tutto al più presto. Prima della pandemia il turismo rappresentava circa il 13& del Pil italiano e il 2019 fu l’anno dei record. Per l’esattezza due anni fa vennero registrati 131,4 milioni di arrivi e una crescita del 2,6% rispetto all’anno precedente. In totale parliamo di 4,2 milioni di persone occupate nel settore turistico. Parlare di asset economico strategico per l’Italia sarebbe insomma quasi eufemistico. Con il Covid, stando all’apposito rapporto Istat, nei primi nove mesi del 2020 le presenze nelle strutture turistiche italiane si sono più che dimezzate (-68.6%).

Ma vediamo ancora più nel dettaglio, come già fatto notare su questo giornale, il danno subito dal crollo delle presenze turistiche in cinque regioni italiane (le più colpite) stando ai dati di ottobre 2020. La regione più “affossata” è il Veneto, che con un tasso di internazionalizzazione pari al 65,3%, avrebbe ridotto gli arrivi di 9,3 milioni (-63,3% rispetto al 2019) e le presenze di 35,6 milioni (-65,1% rispetto al 2019) di turisti. A seguire, in valore assoluto, c’è la Lombardia con una contrazione pari a 6,6 milioni di arrivi (-55,8%) e 16,4 milioni di presenze (-57,4%). Poi la Toscana con una riduzione pari a 6,1 milioni di arrivi (-59,2%) e 21,7 milioni di presenze (-60,7%). Il Lazio con una riduzione pari a 4,8 milioni di arrivi (-54,7%) e 15,2 milioni di presenze (-55,8%). E l’Emilia Romagna con una riduzione pari a 4,6 milioni di arrivi (-52,4%) e 18,1 milioni di presenze (-55,6%). E il governo mantiene il coprifuoco alle 22.

Eugenio Palazzini

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