Roma, 30 giu – “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito. Favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese”. Questo è l’articolo 47 della Costituzione italiana. La più bella del mondo, per citare il costituzionalista Roberto Benigni.
Per questo, l’Agenzia delle Entrate con una circolare ha imposto a banche, poste e intermediari la comunicazione al Fisco di tutti i dati relativi ai conti correnti dei cittadini entro il mese di giugno. Il fine è lodevole. Avremo, finalmente, una “super anagrafe” dei conti correnti per lottare contro l’evasione fiscale. Si annunciano tempi cupi per i furfanti. È bene però analizzare fino in fondo questa circolare per capire gli effetti reali sulla vita del contribuente.
Il fisco a partire dal trenta giugno dovrà avere a disposizione non solo i saldi e ai movimenti dei conti correnti ma anche la giacenza media. Qui la citazione testuale è d’obbligo: “Per giacenza media annua s’intende l’importo medio delle somme a credito del cliente in un dato periodo ragguagliato ad un anno. Il calcolo della giacenza media annua si determina dividendo la somma delle giacenze giornaliere per 365, indipendentemente dal numero di giorni in cui il deposito/conto risulta attivo. Per giacenze giornaliere s’intendono i saldi giornalieri per valuta”.
In pratica, non solo verranno controllati i movimenti bancari di ogni correntista ma anche i suoi risparmi. Facciamo qualche esempio per chiarire meglio questo concetto. Una famiglia con un reddito intorno ai trentamila euro l’anno non solo dovrà render conto delle sue spese e delle sue entrate, ma anche di ciò che ha messo da parte per le emergenze.
Così il fisco potrà stanare i furbetti dell’ISEE (Indicatore della situazione economica equivalente). Insomma, coloro che dichiarano una situazione economica inferiore al reale per poter beneficiare di agevolazioni sui servizi pubblici come le mense scolastiche e gli asili nido.
Fino ad oggi gli accertamenti avvenivano in seguito a difformità emerse dai controlli incrociati del Redditometro, ovvero il rapporto tra spese sostenute ed entrate. Da oggi tutto sarà diverso. Il controllo diverrà capillare.
Il risultato di questa geniale operazione è semplice. Chi, prudentemente, ha messo da parte qualche soldo verrà considerato benestante e quindi escluso dalla fruizione agevolata di alcuni servizi pubblici.
Con questa operazione il governo pensa di stimolare i consumi e di conseguenza la domanda interna. In realtà, al massimo, costringerà qualcuno a tenere i soldi sotto la mattonella. Gli italiani non diventeranno cicale ma al massimo formiche più astute.
Il tema, però ha bisogno di essere analizzato meglio. Torniamo a vedere cosa ci dice la circolare a proposito delle motivazioni che l’hanno ispirata: “Il decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201 (“Salva Italia”) ha introdotto l’obbligo per gli operatori finanziari di comunicare all’Anagrafe tributaria le informazioni sui saldi e sulle movimentazioni dei rapporti attivi. L’articolo 11 dispone che le informazioni comunicate all’Archivio dei rapporti finanziari possono essere utilizzate dall’Agenzia delle entrate, oltre che ai fini delle indagini finanziarie, anche per l’attività di analisi del rischio. Le medesime informazioni, inclusive del valore medio di giacenza annuo di depositi e conti correnti bancari e postali, sono altresì utilizzate ai fini della valutazione della situazione economica dei soggetti che richiedono prestazioni sociali agevolate”.
In brevis, questo modello di sviluppo ha bisogno di consumatori indebitati e assistiti. Su questa debolezza si regge la forza di un sistema che ha i piedi d’argilla. A meno che qualcuno non pensi, parafrasando Longanesi, che i nostri conti pubblici saranno salvati dai libretti postali dalle vecchie zie.
Salvatore Recupero