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Krizia ai cinesi: la moda italiana nelle grinfie del Dragone

by Gabriele Taddei
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logo kriziaMilano, 25 feb – Anche Krizia cede alle lusinghe del Dragone. La storica casa di moda italiana annuncia la vendita alla cinese Shenzhen Marisfrolg Fashion Co. Ltd, dietro la cui proprietà di nasconde un giallo.

Mariuccia Mandelli, fondatrice ed anima dell’azienda, assume lo pseudonimo di Krizia – dandone il nome anche alla società – prendendolo a prestito dall’ultimo ‘Dialogo’ incompiuto di Platone (Crizia) sulla vanità femminile. Comincia a produrre vestiti semplici nel dopoguerra, partecipando e mettendosi poi in mostra nel 1957 al Salone mercato internazionale dell’abbigliamento (SAMIA), una delle prime esposizioni di moda in Italia. Prima sfilata a Palazzo Pitti nel 1964, dove si aggiudica – prima volta per una donna – il premio Critica della Moda, con uno stile spregiudicato, associato all’introduzione di elementi innovativi (come gli hot pants nel ’71) e l’utilizzo di materiali ed accostamenti insoliti, valica prestissimo i confini italiani per giungere nelle piazze più importanti della moda mondiale, conquistandosi fin dall’inizio degli anni settanta l’appellativo di ‘Crazy Krizia’ da parte della stampa statunitense. Conquistatasi un’immagine di rilievo, Krizia costruisce in relativamente breve tempo un piccolo impero del lusso: è del 1980 ‘K de Krizia’, il primo risultato di una produzione fortunata realizzata in accordo con firme del design e delle fragranze, seguono poi le linee di accessori, i premi nazionali ed internazionali in quello che sarà il periodo d’oro della moda italiana ed il consolidamento come emblema del fashion con la creazione di strutture come il complesso polifunzionale ‘Spazio Krizia’ a Montecatini ed il resort di lusso ‘K Club’ sull’isola di Barbuda. Appannatasi nell’ultimo periodo, l’azienda conta tutt’oggi numerose licenze dai profumi ai vini, la proprietà di boutiques monomarca ed in franchising, con una forte presenza sul mercato giapponese, dove conta 202 boutiques e 600 punti vendita.

Anche i nuovi padroni, come abbiamo detto, avranno gli occhi a mandorla, ma non saranno quelli dell’Impero, bensì quelli più infidi della continentale Cina. L’acquirente è la Shenzhen Marisfrolg Fashion Co. Ltd, guidata da Zhu Chong Yun, nata nel 1993 e diventata un impero finanziario con le mani nel settore della moda, con più di quattrocento negozi di vendita e tremila dipendenti in Cina, Singapore, Corea, Macao ed in larga parte del sudest asiatico. Con la più alta quota di mercato nel settore della moda pret-à-porter di fascia alta, fattura circa mezzo miliardo di euro l’anno.
china investment corporationE questa è la propaganda finita sui media italiani, che si sono tutti limitati a scopiazzare tristemente il comunicato stampa di Krizia, comparso sul sito internet relativo. Che poi è la verità. Ma fino ad un certo punto. Questo perché la Shenzhen Marisfrolg Fashion Co. Ltd non è una società indipendente: con una normale capacità di ricerca, si scopre infatti che, tramite una serie di scatole cinesi – non è una battuta voluta – essa compare come sussidiaria di una holdings finanziaria intersecata all’altra, proprietarie di altri soggetti implicati in acquisti nei settori più disparati del tessuto produttivo europeo e che si perdono nel turbine della borsa di Hong Kong. Al termine di queste pare arrivino le grinfie del China Investment Corporation, il fondo sovrano della Repubblica Popolare Cinese. Una ‘cosetta’ capace di lanciare sul tavolo 330 miliardi di euro a scopo investimento del surplus commerciale cinese all’estero e che, per ovvi motivi, non tiene a voler comparire esplicitamente come asso pigliatutto. Obbiettivi privilegiati sono l’acquisizione di know-how tecnologico e di firme importanti, tallone di Achille per una potenza mondiale legata a conoscenze tecnico-scientifiche e sociali arretrate di quaranta anni.

Tornando alla cronaca, i termini particolari dell’accordo sono ancora secretati ed in via di definizione, sebbene la cessione sia ormai andata a buon fine ed otterrà l’ufficializzazione nel prossimo aprile. Zhu Chong Yun avrà il ruolo di presidente del board e direttore creativo della casa di moda milanese, che debutterà con la collezione della nuova linea proprietaria nell’edizione di febbraio 2015 di Milano Moda Donna. Il piano industriale prevede l’apertura di nuovi franchising Krizia a Pechino, Shanghai, Guangzhou, Shenzhen e Chengdu, nonché di tornare ad ampliare fortemente i punti vendita in Europa e Stati Uniti, diminuiti negli ultimi anni a causa dell’indebolimento societario. Un indebolimento dovuto alla concorrenza ingestibile di marchi molto più grandi e dotati di maggiori risorse, ma soprattutto protetti dai propri governi nazionali e capaci di operare a piena forza su mercati aperti e deregolamentati come quello europeo senza doversi guardare alle spalle in patria.
Una concorrenza sleale legalizzata in cui, come in altri settori economici e produttivi – a partire dall’agricoltura in poi – siamo capaci di autoinfliggerci danni sempre più gravi ed irreparabili.
Perdendo in pochi anni le conquiste ed ogni vantaggio sullo straniero accumulato in secoli di storia.

Gabriele Taddei

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