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«Nessuno perderà il lavoro»: cosa ci racconta il boom dei disoccupati

by Filippo Burla
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Roma, 5 giu – Manca poco e tagliamo il traguardo del milione di disoccupati in più. E’ questa l’eredità della pandemia, dei lockdown e della (totalmente) insufficiente risposta in termini di politica economica da parte del governo. Un fardello pesantissimo, dovuto non solo alle misure di confinamento della scorsa primavera, ma anche al continuo andirivieni di aperture e chiusure adottate a partire dall’autunno. Un clima di sempre maggiore incertezza che non ha gettato nelle difficoltà interi settori produttivi. E con loro una platea sempre più ampia di lavoratori.

Suonano quasi una presa in giro le parole pronunciate a marzo 2020 da Roberto Gualtieri. Lo stesso che pochi giorni prima annunciava lo scostamento da 3,6 miliardi di euro, giurando che sarebbero stati sufficienti: alla fine abbiamo superato i 200. Cosa assicurava uno dei peggiori ministri dell’Economia della storia d’Italia? Che – testuali parole – “nessuno perderà il lavoro”.

Disoccupati mai così alti dal 2018

Com’è andata a finire l’ha appena certificato l’Istat: il numero dei disoccupati, ad aprile di quest’anno rispetto allo stesso mese dello scorso, è aumentato di 870mila unità. Significa un incremento che sfiora il 50%. “Merito”, per così dire, del calo degli inattivi, coloro cioé che non sono attivamente alla ricerca di un impiego (non rientrando nel novero dei senza lavoro in senso stretto) fra le altre cose perché – è ad esempio il caso degli scoraggiati – convinti di non poterlo trovare. Ora, a riaperture – sia pur lentamente – in corso, rientrano “in gioco” andando di nuovo a rimpolpare le fila dei disoccupati. Il tasso di disoccupazione si consolida così in doppia cifra. Dal 10,4 sale al 10,7%, mentre quella giovanile resta al di sopra dei 30 punti (33,7%).

In entrambi in casi si tratta dei valori più alti da metà 2018. Sono questi i numeri reali con cui dobbiamo fare i conti e che occorrerà affrontare da qui ai prossimi mesi, se non addirittura anni. Tanto più che ancora attendiamo l’effetto su di essi della fine del blocco dei licenziamenti.

Filippo Burla

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