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Razzismo? La lotta alle discriminazioni è un affare

by Salvatore Recupero
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razzismo finanza

Londra, 13 set – Nella lotta al razzismo l’alta finanza è in prima linea, o almeno così vuol far credere. Persino gli hedge fund, durante le proteste organizzate dal Black Lives Matter, hanno investito contro la discriminazione razziale. A dirlo non è un sito che fomenta l’odio, ma Il Sole 24 Ore. Secondo il principale quotidiano economico italiano l’hedge fund fondato da Chris Rokos ha deciso mettere le mani al portafoglio per combattere le ingiustizie sociali. Vediamo meglio cosa sta accadendo.

Chi è Chris Rokos?

L’inglese Chris Rokos è rimasto sconvolto dalla morte George Floyd. Per questo la sua società di gestione ha promesso di usare parte dei propri fondi per aiutare a combattere le ingiustizie razziali. Il fund manager ha spiegato il suo gesto affermando che “l’attività di Rokos Capital Management è normalmente quella di osservare e analizzare, non commentare, gli avvenimenti pubblici. Ma quello che sta succedendo è abbastanza importante per dichiarare pubblicamente la nostra posizione. Le prove di pregiudizi razziali istituzionalizzati, che erano ben noti ma ufficialmente non riconosciuti, sono ora diventate schiaccianti”. Ecco perchè il finanziere londinese non è rimasto a guardare. D’altronde, il magnate della finanza non ha certo problemi di liquidità: può contare (secondo Bloomberg) su un patrimonio netto è di circa 1,5 miliardi di dollari. Il ragazzo (classe 1970) ci sa fare: ha avviato la sua società di investimenti di macro trading nel 2015. Oggi gestisce più di 13 miliardi di dollari attraverso uno dei più grandi hedge fund in Europa.

Ma non è solo una questione di soldi: per combattere il razzismo è necessario promuovere la “diversity” partendo dalla propria società. L’allievo del britannico Eton College fa mea culpa ed ammette che “come molte aziende, Rcm ha molto lavoro da fare in termini di diversità, e questo è qualcosa su ci cui stiamo impegnando”.

Ma cosa vuol dire promuovere la diversity? Semplice: basta assumere un congruo numero di uomini o meglio donne di colore per dimostrare la propria avversione al razzismo. Un meccanismo cinico e geniale allo stesso tempo che punta a conquistare nuove fette di mercato mettendo la giacca e la cravatta a chi è stato vittima dell’uomo bianco.

Le “quote nere” al posto di quelle “rosa”?

Vedremo, dunque, nei cda i rappresentanti di ogni etnia per dimostrare che nella società globale c’è spazio per tutti. La grande finanza è già pronta a fronteggiare questo fenomeno. Ad esempio Morgan Stanley e Wells Fargo aumenteranno la percentuale di dirigenti neri. Alcune società, come Goldman Sachs e JPMorgan Chase, sfiorano il ridicolo creando dei programmi di rieducazione contro il razzismo. La lotta alla discriminazione usa metodi vagamente maoisti. Sempre su Il Sole 24 Ore leggiamo che Bank of America ha annunciato un programma di investimenti da 1 miliardo di dollari contro le differenze razziali negli Usa. È evidente che si tratta di un nuovo modo per promuovere le corporation. E questo vale nella finanza ma anche nel cinema. Se negli anni cinquanta si puntava al modello predominante (la famiglia tradizionale) oggi gli spot pubblicitari si focalizzano sui “diversi”, ossia su tutti coloro che rappresentano un’eccezione. Questo vale per i neri ma anche per gli omosessuali. Tutti in lotta per avere un ruolo nella pubblicità del Mulino Bianco. Tornando al razzismo, i peggiori nemici degli afroamericani non sono i sostenitori di Trump ma coloro che continuano a farli sentire come vittime.

La Silicon Valley al fianco del Black Lives Matter

Il sostegno incondizionato da parte dei ricchi è solo una polpetta avvelenata. Ecco perché le minoranze patiscono le ingiustizie anche quando hanno dalla loro parte i big tech della Silicon Valley. Apple, Amazon, Google, Microsoft, Spotify, Twitter, Snap appoggiano le campagne contro il razzismo negli Stati Uniti (alcune come Google stanno contribuendo anche a livello finanziario). Stiamo parlando di multinazionali che rappresentano il 17% dell’indice della borsa statunitense S&P 500 (in rialzo rispetto all’11% del 2015). Com’è possibile essere poveri quando hai tanti amici così facoltosi? Forse perché le storie strappalacrime dei ghetti vengono sfruttati dai loro ricchi sodali. Pensiamo ai social e alla crescita della raccolta pubblicitaria ottenuta grazie al numero di visualizzazioni del video di George Floyd. Se gli afroamericani non comprendono quest’inganno sono i principali nemici di loro stessi. Infine, il cortocircuito tra potere politico e scontri razziali (fomentati dalla finanza apolide) ci mostra in anteprima quello che diventeremo, sempre che non lo siamo già.

Salvatore Recupero

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2 comments

Fabio Crociato 15 Settembre 2020 - 10:56

E, oltretutto, l’ investimento trasparente, valutabile. etico, è sempre più una chimera! Anche le finanze di non volenti entrano nel giro. Spesso pure forzatamente.

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“Basta star bianche per fare beneficienza, è discriminazione”: nuova follia politically correct – Notizie Dal Mondo 28 Ottobre 2020 - 6:17

[…] Le celebrità bianche non verranno più inviate nei Paesi africani per realizzare film promozionali di raccolta fondi per l’organizzazione benefica Comic Relief. L’ente, infatti, ha deciso di smetterla con tale pratica perché perpetuerebbe lo stereotipo del bianco come “salvatore”. E dire che noi credevamo che ogni aiuto fosse importante … […]

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