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Il Recovery Plan non risolverà i problemi dell’Italia: spieghiamo perché

by Lorenzo Zuppini
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Roma, 16 giu – Dopo le cavallette targate Covid-19, adesso è il momento dei grandi miracoli. E i miracoli che dovrebbero trascinare l’intero paese fuori dalla palude della crisi economia e sociale sono rappresentati dal famigerato Recovery Plan e dal Pnrr varato dal governo. Dunque, né più né meno di ciò che è sempre accaduto: denaro pubblico che i burocrati di governo intendono spalmare in vari modi sul corpo tumefanno e ferito della nostra Italia, sperando che questa sorta di cura sortisca effetti miracolosi. Ognuno di noi ricorderà le varie casse istituite per il Meridione e il fiume di denaro versatovi nel tentativo di modernizzare quella fascia del Paese creandovi i presupposti per una maggior occupazione lavorativa, ottenendo come unico risultato quello di far sparire miracolosamente negli anfratti della burocrazia o nelle tasche della criminalità organizzata la valanga di denaro investita con le migliori intenzioni.

Leggi anche: Recovery Plan: il libro dei desideri (dell’Ue) di cui non sentivamo il bisogno

Recovery Plan e illusioni ecologiste

Oggi i famosi 220 miliardi di euro, di cui una buona parte andrà restituita e dunque costituisce debito, hanno lo scopo di soddisfare le esigenze d’etichetta di una Unione Europea che intende ammantare grande progresso senza però fare i conti che la condizione specifica cui versa ogni Stato membro. Si pensi alla digitalizzazione della pubblica amministrazione che pare possa avvenire con un click della Commissione europea, oppure si pensi allo scandaloso piano di rivoluzione green che tanto fa eccitare il popolo grillino e che ci condannerà a riempire i nostri paesaggi di pannelli fotovoltaici e pale eoliche anziché organizzare l’approvvigionamento energetico tramite l’utilizzo dell’energia nucleare, proprio come avviene in qualsiasi paese mediamente sviluppato. Sembra di sentire il programma di Gualtieri per i rifiuti romani: niente termovalorizzatori ma valorizzazione dello spirito di ecosostenibilità che alberga in tutti noi. Oppure le intemerate degli ecologisti del governo Conte bis quando ululavano di gioia per i bonus biciclette o monopattini, illusi che la mobilità delle metropoli potesse cambiare radicalmente solo perché un ministro o un sindaco figli dei fiori mettevano la loro firma su una scartoffia partorita da qualche oscuro meandro di un ministero.

L’effimero effetto leva

Sono degli illusi e provengono da una cultura dirigista e burocratica che somiglia tanto a quando nello scorso secolo, dalle parti dell’Unione Sovietica, si pensava di controllare e dirigere l’economia dello Stato di cinque anni in cinque anni tramite dei banali piani contenenti previsioni fatte con la palla di vetro. Oggi sta accadendo la medesima cosa, e il brutto è che l’opinione pubblica sta accogliendo questa barzelletta come se fosse la vera manna dal cielo. In verità, la spinta sul Pil, obiettivamente esigua, deriverà da un impulso fisiologico ma che avrà vita breve. Ci spieghiamo meglio: costruire una “coltivazione” di pale eoliche implica l’utilizzo di manodopera e l’acquisto di materie prime e di materiali. Tutto ciò dà impulso alla produzione, ma l’effetto leva che crea è estremamente limitato nel tempo perché quell’investimento è fine a sé stesso, non è in grado di creare benefici concreti per il futuro che siano sempre maggiori. L’unico scopo raggiungibile è di creare una bella cornice per un Paese che avrebbe bisogno sia di riforme pesanti in alcuni suoi settori (come la giustizia civile) e sia, e soprattutto, di liberare immediatamente le energie private che da tempo immemore vengono tenute immobilizzate da burocrazia e da carico fiscale insostenibile. Invece il Recovery Plan vieta espressamente che i suoi fondi vengano utilizzati per intervenire sul fisco.

Gira e rigira, con tutta la resilienza che si può avere, niente è utile quanto un privato che, annusando l’aria, decide di intraprendere, di investire e di creare occupazione. E successivamente, se tutto va bene, anche ricchezza. Ciò accade casualmente dall’incontro di soggetti, di intuizioni, di necessità nuove del tutto imprevedibili e del tutto imponderabili, le quali quindi non potranno mai essere messe nere su bianco da una qualsiasi commissione composta da grigi burocrati. La controprova di quanto stiamo dicendo sta nei fatti dell’ultimo anno e mezzo: l’Italia soffre perché i governi hanno bloccato i privati impedendogli di lavorare. Dunque, secondo logica, la ripresa non può che partire da questi ultimi. Invece dall’Ue e dal governo arrivano soltanto annunci roboanti di grandi interventi targati ministri della Repubblica, ossia i signori che qualche mese fa rappresentavano i nostri carcerieri.

Lorenzo Zuppini

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pietro46 18 Giugno 2021 - 8:59

Zuppini…Lorenzo…un anno di covid mi ha tenuto lontano dal mio luogo di residenza,ma…la bolletta della luce è sempre arrivata da pagare bimestralmente,e malgrado consumo 0(z e r o ),x circa 12,xx eu mese=124 euro anno solo affinchè i ‘privati'(e le mafie,s’insinua)potessero impiantare pale eoliche ‘visibili’ da km(e l’invisibile’ sotto terra a mantenerle non menzionabile)e quant’altro di green in tema.Questa imposizione,in ‘Italiano dialettale’ ha un nome specifico:TANGENTE chiesta dallo stato.E lei vorrebbe appioppare sto ‘liberismo’ che quest’area politica,ma posso sbagliarmi,certo,non ha mai ‘coltivato’?Vuole essere in tema?Per ogni euro di quella tangente,liberali,liberisti,identitari e sostenitori di ‘PARTECIPAZIONE agli utili dei lavoratori(cittadini-consumatori)’dovrebbero ‘pretendere’ che l’azienda a cui il malloppo degli altri non sia solo per fregarsi gli utili,li PARTECIPI di relativa quantità di azioni della stessa azienda…sempre col culo degli altri l’imprenditoria stracciona pretende di operare e pontificare anche.NB:Sono stati costretti a chiudere dal cosiddetto denominato covid piccoli imprenditori,non grandi aziende…che infatti hanno continuato a macinare utili come anche lei ha ‘confermato’.E sul Recovery sta per accadere quel che Filippo Burla su questo giornale ha ben scritto.

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