Roma, 28 nov – Era il 16 marzo di quest’anno quando l’Eurogruppo si riuniva per affrontare il tema della riforma del Mes. Lordine del giorno, con la prima ondata della pandemia che faceva sentire i suoi effetti, venne poi cambiato all’ultimo minuto. Ne nacque, qualche settimana dopo, il “Mes sanitario”, che a parte la piccola Cipro nessuno si è mai sognato di richiedere. Beato chi credeva che la discussione sarebbe finita lì. E così, mentre ci apprestiamo a vedere la luce in fondo al tunnel della seconda ondata, si torna a parlare delle novità da introdurre nel Meccanismo.

All’Eurogruppo è in calendario la riforma del Mes

L’occasione è l’Eurogruppo convocato il prossimo 30 novembre. In tale sede i ministri dell’Economia dell’eurozona sono chiamati a fare un deciso passo in avanti rispetto ai lavori interrotti ad inizio primavera. Senza che, nel frattempo, siano intervenuti sostanziali cambiamenti nell’agenda. Anzi: mentre voci autorevoli (come nel caso del Delors centre) arrivano a chiedere quasi di liquidarlo, da Bruxelles si spinge sull’acceleratore.

Le parole pesano. E mai come in questo caso il termine “riforma”, pur ammantato di un qualche significato che si vorrebbe palingenetico, fa rima con “regressione”. La riforma del Mes rischia di trasformarlo in qualcosa di ben peggiore rispetto a ciò cui siamo stati abituati dal “trattamento Grecia” in avanti.

Si torna a parlare della “Nuova Troika”

I fatti sono noti perché il canovaccio non è cambiato. La riforma del Mes continua infatti a parlarci di divisione fra nazioni buone e cattive (indovinate, stanti gli assurdi metri di giudizio comunitario, dove verremmo collocati?), di ristrutturazione del debito, di conseguente assoggettamento dell’Italia alle amorevoli cure della Troika. C’è chi ha parlato di “colpo di pistola alla tempia dei risparmiatori”, chi di “enorme rischio che il mero annuncio di una sua introduzione possa innescare una spirale perversa di aspettative di default”.

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Uno scenario, questo sì, da penisola ellenica. La possibilità di fare la fine della Grecia è dietro l’angolo. Non per presunte mancanze nostre, bensì per pura decisione politica.

Raduzzi (M5S): “Il Mes non va riformato, va smantellato”

Se in sede comunitaria l’avallo italiano (all’Eurogruppo parteciperà il ministro Gualtieri) è dato per certo, più irto di difficoltà sembra  il cammino in patria. Perché la riforma – che i più ottimisti danno per fatta entro fine anno – possa prendere corpo occorrerà attendere l’iter parlamentare di ratifica, destinato ad avviarsi con l’inizio del 2021.

E’ in questa sede che il governo dovrà fare i conti con il pallottoliere. Scontata l’avversione di Lega e Fratelli d’Italia, mentre Forza Italia non ha mai nascosto la sua verve più “europeista” in materia, è attorno al M5S che si gioca tutta la partita. I grillini si sono sempre dichiarati scettici in merito sia all’utilizzo del Mes che alla sua riforma. Così il deputato pentastellato Raphael Raduzzi: “Qui non c’è da approvare nessuna riforma. Il Mes è uno strumento inutile – lo ha dimostrato la Bce in questi mesi – e dannoso. C’è un unico intervento da compiere sul Mes: smantellarlo!” Basterà?

Filippo Burla

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