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Saipem, chiusa inchiesta per tangenti: otto indagati

by La Redazione
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saipem 12000Roma, 15 gen – La procura di Milano ha depositato, nella serata di ieri, l’atto di chiusura indagini in merito all’inchiesta sulle presunte tangenti pagate da Saipem in Algeria. Passaggio che in genere precede la richiesta di rinvio a giudizio per gli indagati.

“Eni prende atto della chiusura da parte della Procura di Milano delle indagini relative alle attività di Saipem in Algeria e ribadisce la propria totale estraneità rispetto ai fatti oggetto di indagine. Per quanto riguarda Saipem, ricordiamo che si tratta di società quotata, con autonomia gestionale e propri organi di controllo e vigilanza indipendenti da Eni”, si legge in un comunicato ufficiale rilasciato dalla capogruppo. Saipem, dal canto suo, non ha rilasciato alcuna dichiarazione in merito.

L’indagine ha coinvolto Eni e Saipem come persone giuridiche, secondo quanto previsto dal D.Lgs. 231/01, sulla responsabilità delle società per i reati eventualmente commessi dai propri dirigenti nell’interesse aziendale, ed otto persone fisiche, tra cui l’ex-numero uno di Eni, Paolo Scaroni, l’ex-direttore operativo di Saipem, Pietro Varone, e l’ex-presidente di Saipem Algeria, Tullio Orsi. I fatti contestati si riferiscono ad una presunta tangente da 198 milioni di dollari pagata dalla controllata Eni, Saipem, all’allora ministro dell’energia algerino Chekib Khelil tramite il suo fiduciario Farid Noureddine Bedjaoui. Secondo la ricostruzione dei magistrati la tangente sarebbe servita per “facilitare” l’affidamento a Saipem di sette grandi appalti petroliferi per un valore complessivo di 8 miliardi di euro.

Secondo gli analisti di Equita, “Le indagini sull’Algeria rappresentano un potenziale rischio per Saipem infatti, nella nostra valutazione incorporiamo una potenziale multa di 500 milioni di euro per questo rischio”.

In effetti la notizia della chiusura delle indagini, in combinato disposto alle dichiarazioni di Shell e Qatar Petroleum, sull’intenzione di abbandonare il progetto petrolchimico Al-Karaana in Qatar, (valore di 6,4 miliardi di dollari), sta facendo sentire gli effetti sui risultati del titolo in borsa che in mattinata è sceso del 2,5% circa.

La solerzia dei magistrati nell’indagine pare essere stranamente in linea con quanto previsto da Descalzi lo scorso Luglio a Londra, ovvero estromettere Saipem dalla strategia del gruppo, così come pare essere in linea con la spinta alla privatizzazione del governo italiano e con l’ingresso dei cinesi del People’s Bank of China nel capitale sociale della controllata Eni. Sono quattro indizi e fanno sicuramente una prova.

Domenico Trovato

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