Milano, 28 set – Venerdì scorso il titolo UniCredit in Borsa è tornato a quota 5,65 euro grazie ad un balzo del 4,34%. Oggi, il titolo potrebbe confermare questo trend positivo. Le ragioni di questo successo, vanno ricercate fuori da Piazza Affari. Il 25 settembre, secondo quanto è emerso dagli aggiornamenti della Consob sulle partecipazioni rilevanti, il fondo americano BlackRock è risalito sopra la soglia del 5% portandosi al 5,26%. Questa è solo l’ultima delle oscillazioni del fondo istituzionale americano che da quasi un anno manovra intorno al 5%. Vediamo, dunque, chi sono i padroni di UniCredit. Dopo BlackRock c’è il fondo Aabar di Abu Dhabi (4,967%); segue poi la Fondazione CariVerona (3,467), la Banca centrale della Libia (2,929%), la fondazione Cassa di risparmio di Torino (2,522%), Norges Bank (2,146%) e la People’s Bank of China (2,005%).
Americani, libici, cinesi, norvegesi. È la globalizzazione, bellezza! Oggi il valore complessivo delle attività finanziarie internazionali primarie è passato dal 50% al 350% del Pil mondiale, raggiungendo i 280.000 miliardi di dollari, di cui solo il 25% legato agli scambi di merci. Il valore dei derivati negoziati fuori dalle Borse (“over the counter”) a fine giugno 2013 aveva toccato i 693.000 miliardi di dollari, in gran parte legati al mercato delle valute: al Forex si scambiano in media 1.900 miliardi di dollari al giorno.
In questo quadro, è bene ricordare che BlackRock gestisce 30.000 portafogli, per un totale di 4.650 miliardi di dollari: non ha rivali al mondo ed è una delle 4-5 “istituzioni” che ricorrono tra i maggiori azionisti delle banche americane. Questi dati ci mostrano chiaramente la mission di BlackRock. Dal sito del Fondo sovrano possiamo leggere che: “BlackRock è una delle principali società di gestione del risparmio a livello mondiale. Proponiamo ai nostri clienti soluzioni e prodotti in grado di rispondere alle loro diverse esigenze”. Sembra, dunque, che si tratti di una società finanziaria che fa fruttare i soldi dei propri clienti. La realtà è un po’ diversa da come ci viene dipinta.
In realtà la BlackRock, influisce sulla politica degli stati più di quanto si pensi. In Italia, per esempio, ha contribuito a liquidare il governo di Silvio Berlusconi. Vediamo perché.
Molti pensano che il Cavaliere fu disarcionato dalla Germania per far posto a Mario Monti. D’altra parte i tedeschi sono gente seria; da una parte il Bauscia, dall’altra, il professore con il loden, la loro scelta non poteva non cadere su quest’ultimo. Eppure, qualcuno pensa che le cose non siano andate proprio così.
Ad aprile di quest’anno la prestigiosa rivista Limes (Gruppo editoriale Espresso-Repubblica) lancia il sasso nello stagno. Secondo Limes: “L’architetto supremo del complotto non è la Germania, ma il colossale fondo d’investimenti statunitense BlackRock, azionista rilevante della Deutsche Bank che nel 2011, annunciando la vendita dei titoli di Stato italiani, fece esplodere il divario tra Btp e Bund causando la “resa” di Berlusconi e l’avvento di Monti. La Deutsche Bank aveva allora un azionariato diffuso, il 48% del capitale sociale era detenuto fuori dalla Repubblica Federale, e il suo azionista più importante era proprio BlackRock con il 5,1%. Si può escludere che il fondo non abbia avuto alcuna parte in una decisione tanto strategica come quella di dismettere in pochi mesi quasi tutti i titoli del debito sovrano di un paese dell’Ue?”. I seguaci di De Benedetti hanno impiegato quattro anni, ma alla fine hanno capito che nessuno a parte loro era interessato alle cene eleganti di Arcore. Meglio tardi che mai.
Gli speculatori americani della Roccia Nera erano presenti nei più importanti Consigli d’amministrazione del Bel Paese. A fine 2011, il super-fondo americano aveva il 5,7% di Mediaset, il 3,9% di Unicredit, il 3,5% di Enel e del Banco Popolare, il 2,7% di Fiat e Telecom Italia, il 2,5% di Eni e Generali, il 2,2% di Finmeccanica, il 2,1% di Atlantia (che controlla Autostrade) e Terna, il 2% della Banca Popolare di Milano, Fonsai, Intesa San Paolo, Mediobanca e Ubi. Oggi molte di queste quote sono cresciute e BlackRock è ormai il primo azionista di Unicredit (col 5,2%) e il secondo azionista di Intesa SanPaolo (5%). Stessa quota in Atlantia, mentre avrebbe il 9,4% di Telecom.
Ma, tutto questo sarebbe poca cosa se non si aggiungesse un fatto importante. BlackRock, controlla le maggiori agenzie di rating: “Standard & Poor’s” (5,44%) e “Moody’s” (6,6%). Il colosso finanziario può così influire sulla determinazione di titoli sovrani, azioni e obbligazioni private, incidendo così su prezzo e valore delle attività acquistate o vendute.
Dopo questo breve excursus sulla BlackRock, è bene tornare a casa nostra. I media italiani sono focalizzati a denunciare le prevaricazione teutoniche. Mai nessuno, però, mette all’angolo i veri speculatori: i fondi sovrani che con la scusa dello spread, ci costringono a svendere i settori strategici della nostra economia.
Purtroppo, il nostro destino è deciso a New York, non a Berlino.
Recupero Salvatore
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