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Trimestrale Finmeccanica, AnsaldoBreda e Sts verso la cessione?

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finmeccanicaRoma, 12 nov – I numeri dell’ultima trimestrale Finmeccanica sono impietosi: 73 milioni di perdita netta. Vero che il gruppo industriale realizza ciclicamente i propri incassi principalmente verso la fine dell’anno e restano quindi gli ultimi tre mesi ancora da contabilizzare, ma il confronto con l’anno precedente, di per sé non certo entusiasmante, non lascia scampo. 141 milioni di euro di utile nei primi nove mesi del 2012, 136 di rosso nell’anno in corso. Tra le principali criticità si segnalano i mancati incassi per la commessa indiana di Agusta Westland, finita sotto inchiesta, e le problematiche di AnsaldoBreda relativamente al treno ad alta velocità Fyra sul quale è in corso un contenzioso internazionale.

Proprio il gruppo ferroviario è sotto i riflettori da ormai qualche anno per il peso che le sue mancate performance, nonostante i tentativi di razionalizzazione, hanno sui conti del gruppo. Alessandro Pansa, amministratore delegato di Finmeccanica, non ha dubbi in proposito: «Il nostro problema ha un nome, quello di AnsaldoBreda […] Non intendiamo portare avanti business che determinano perdite e minano la redditività del gruppo». Non si tratta di un fulmine a ciel sereno, dato che l’intenzione di dismettere il comparto civile è un progetto avviato da tempo.

Nello specifico, l’area che Finmeccanica intende alienare comprende il grande malato AnsaldoBreda ma anche Ansaldo Sts, attiva quest’ultima nell’ambito della segnalazione ferroviaria e che, al contrario della consorella, presenta una solida situazione economico-patrimoniale. Contatti con soggetti esteri sono avviati da tempo, ma non è escluso che possa ripetersi il canovaccio seguito per la recente cessione di Ansaldo Energia. Cassa Depositi e Prestiti è infatti già allertata, sulla spinta di chi vorrebbe mantenere l’italianità dell’azienda. Il presidente della spa pubblica, Franco Bassanini, ha tuttavia preso una posizione molto più pragmatica, affermando che: «Il nostro scopo non è mai quello di mantenere una cosa italiana, ma quello di far sì che il nostro sistema economico industriale cresca e non venga smantellato».

Le opzioni ora sul tavolo sono comunque più d’una. Si va dalla cessione in blocco allo spacchettamento, fino all’idea di convogliare il tutto nel novero di Fincantieri –controllata proprio da Cdp–  in un grande polo industriale civile. Proprio quest’ultima possibilità è la più ardita e complessa ma forse l’unica a poter dare respiro ad un settore che soffre la scarsa domanda interna e necessita di riposizionarsi anche sull’estero per poter competere e creare un campione nazionale di cui si soffre la mancanza.

Filippo Burla

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