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Via alla vendita del 49% di Telepass: i Benetton vogliono monetizzare in fretta

by Filippo Burla
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Roma, 9 ago – Ogni giorno che passa si sgonfia sempre di più la retorica per la quale l’esecutivo giallofucsia su Autostrade avrebbe dato “uno schiaffo” – per dirla con la dichiarazione, invecchiata malissimo e nel giro di pochissime settimane, di Alessandro Di Battista – alla famiglia Benetton. La quale non smette invece di mantenere ben saldo il pallino del gioco per uscire dall’investimento massimizzandone al massimo il valore. E così, dopo aver fatto saltare il tavolo con Cassa Depositi e Prestiti, adesso si prepara a cedere una quota (di minoranza) di Telepass.

Atlantia vende il 49% di Telepass

A comunicarlo è stata Atlantia che “ha deliberato di avviare una trattativa in esclusiva, fino al 30 settembre 2020, con il gestore globale di investimenti “private” Partners Group per la cessione di una partecipazione del 49% di Telepass”, si legge in una nota della capogruppo di famiglia.

Telepass, creato fra 1986 e 1987 (quando l’allora Società Autostrade era ancora sotto controllo pubblico), è il noto sistema di pagamento automatico del pedaggio sulla rete autostradale, conta 9 milioni di clienti attivi per più di 2 milioni di transiti al giorno. Rappresenta un po’ il fiore all’occhiello della galassia autostrade: oltre 170 milioni di ricavi ed un valore che, secondo le stime, potrebbe oscillare attorno ai 2 miliardi di euro.

Spezzatino e monetizzazione

La ventilata cessione di Telepass (attualmente al 100% di Atlantia) non è notizia dell’ultima ora. Già da un anno, infatti, la capogruppo l’aveva messa sul mercato. A sorprendere, tuttavia, è l’accelerazione degli ultimi giorni. Curiosamente in coincidenza con il parallelo avvio delle trattative per la cessione della quota detenuta dalla stessa Atlantia in Autostrade per l’Italia, sfumata (per il momento) la vendita diretta a Cassa Depositi e Prestiti secondo quelli che dovevano essere i desiderata dal governo.

Leggi anche – Autostrade: un regalo ai Benetton mascherato da nazionalizzazione

Il motivo è sempre lo stesso: se proprio sono costretti ad uscire, i Benetton vogliono farlo tirando al più alto prezzo possibile le attività che ancora controllano. Quale migliore strada se non uno spezzatino, capace – come si dice in gergo – di far “emergere valore”?

Filippo Burla

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