Il richiedente asilo era conosciuto dalla polizia per alcuni reati minori, ma non era stata presa in considerazione l’ipotesi della “radicalizzazione” estremista. Intorno alle 4 di questa notte le unità speciali della polizia hanno fatto irruzione in un campo profughi di Berlino, situato all’interno di un hangar dell’ex aeroporto di Tempelhof. Gli agenti stanno registrando tutti gli ospiti ma per il momento non si hanno notizie di arresti. E’ chiaro però che il blitz non è casuale e che la polizia sia alla ricerca di persone coinvolte nell’attentato. Altri terroristi mascherati da “aspiranti profughi”. Intanto la prima risposta del governo tedesco, per iniziativa del ministro dell’Interno, Thomas de Maizière, è stata quella di mettere le bandiere a mezz’asta in tutta la Germania, mentre Manfred Weber, capogruppo del Ppe a Bruxelles, ha detto che bisogna “essere in grado di esaminare ogni singolo profugo”. Una iniziativa quantomeno tardiva.
Intanto sempre fonti della polizia confermano che il secondo presunto attentatore, l’uomo trovato morto all’interno della cabina del camion che ha investito la folla, era polacco, così come il mezzo era registrato in Polonia. Il proprietario del tir aveva comunque informato di non avere più contatti con il suo autista dal pomeriggio, nemmeno la moglie era riuscito a contattarlo. E’ probabile a questo punto ipotizzare un sequestro di persona da parte dell’attentatore pakistano.
Davide Romano
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