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Misteri russi: Prigozhin è sparito, Shoigu ricompare. E’ finito tutto a tarallucci e vodka?

by Eugenio Palazzini
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Roma, 26 giu – Parafrasi russa del Gattopardo: “Se vogliamo che tutto cambi, bisogna che tutto rimanga com’è”. L’ammutinamento della Wagner, rivelatosi fugace atto di ribellione, non pare aver prodotto reali scossoni al Cremlino. Nessuno, che si sappia – d’altronde la trasparenza non alberga da quelle parti – è stato silurato, rimosso, condannato. Il tanto chiacchierato, negli ultimi giorni, ministro della Difesa russo Sergei Shoigu è ricomparso d’un tratto, in visita alle truppe in Ucraina. Notizia riportata con solita freddezza dall’agenzia di stampa russa Ria Novosti. Segnale chiaro: alla guida dell’esercito resta lui, dunque quanto chiesto a gran voce da Prigozhin – la testa di Shoigu – non s’ha da fare.

Shoigu ricompare, ma restano due misteri: che fine faranno la Wagner e Prigozhin?

Il ministro della Difesa non ha comunque commentato l’ammutinamento della Wagner, si è limitato a comparire in video come se nulla fosse successo. Secondo le agenzie russe, Shoigu ha incontrato il colonnello generale Nikiforov, comandante del raggruppamento ‘occidentale’. Avrebbe prestato particolare attenzione all’organizzazione del sostegno alle truppe e alla creazione di condizioni per il dispiegamento sicuro del personale. Prassi da ministro della Difesa insomma, in apparenza nulla più. Tutto sembra essere finito a tarallucci e vodka, se non fosse che su quanto accaduto tra Rostov e Mosca permane il mistero. E non si hanno più notizie proprio del capo della Wagner, che fine ha fatto Prigozhin?

Ufficialmente, Prigozhin ha accettato di andare in Bielorussia insieme ad alcuni dei suoi uomini. Accordo mediato da Lukashenko. Per lui e per gli altri “ribelli”, non ci saranno altre conseguenze. Le accuse penali nei loro confronti saranno ritirate, ma quale sarà il destino della Wagner? E Prigozhin resterà davvero in Bielorussia come se nulla fosse, in una sorta di esilio “dorato”? Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ribadisce che i combattenti della Wagner non verranno perseguiti perché il governo russo ha “sempre rispettato le loro azioni eroiche” in prima linea in Ucraina. 

Intanto a Mosca, il regime antiterrorismo – adottato dopo la rivolta di sabato scorso – è stato revocato. Il servizio federale di sicurezza russo (Fsb) sostiene che “attualmente, la situazione sul territorio della regione di Mosca è stabile” e che di conseguenza  “il capo dell’operazione antiterrorismo ha deciso di annullare sul territorio di Mosca e nella regione di Mosca il regime legale” di antiterrorismo. Normalità ripristinata o calma apparente, con nuova tempesta dietro l’angolo?

Eugenio Palazzini

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