Roma, 28 nov – Bocciato sonoramente dagli elettori italiani, Di Maio è stato indicato dal panel di tecnici Ue come inviato speciale europeo nel Golfo Persico. Il nostro carissimo ex ministro degli Esteri potrebbe insomma ricevere un prestigioso incarico, nonostante la sua manifesta inadeguatezza, talmente palese da essere evidenziata ora dagli stessi Paesi che dovrebbero ospitarlo.
Umiliato e offeso
Il 24 novembre, il quotidiano The National, il giornale più importante in lingua inglese degli Emirati Arabi Uniti, ha pubblicato un articolo dove si critica fortemente l’annunciata scelta Ue. Malumori emersi però anche su altri prestigiosi quotidiani europei. “Mandare Di Maio nel Golfo dimostra che l’Ue non è seria”, ha scritto Le Monde, menzionando le parole di Cinzia Bianco, esperta del Golfo, al Consiglio europeo sulle Relazioni estere. Una dichiarazione, quella della Bianco, puntualmente ripresa su Twitter dal capo del Centro di ricerca sulle politiche pubbliche di Dubai, Mohammed Baharoon: “La nomina di Luigi Di Maio deve avere un profondo senso dell’umorismo europeo che mi sfugge”, ha cinguettato.
The nomination of de Luigi Di Maio as #EU special representative to #GCC must have a deep sense of European humor that evades me. https://t.co/vx3E1RnruH
— Mohammed Baharoon (@MABaharoon) November 22, 2022
Lo stesso Baharoon, interpellato dal suddetto The National, ha poi detto che Di Maio “ha rovinato le relazioni del suo Paese con due dei principali Paesi del Ccg (il Consiglio di cooperazione del Golfo, ndr)”. Dunque a suo avviso la nomina Ue “è piuttosto curiosa, considerando il suo background politico. Mi chiedo come un simile background aiuterebbe l’Ue”. A rincarare la dose ci ha poi pensato Dania Thafer, direttrice esecutiva dell’americano Gulf International Forum: “Se l’obiettivo è approfondire i legami con il Ccg, in particolare gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita” quella di Di Maio “potrebbe non essere la scelta ideale”.
Perché Di Maio inviato nel Golfo è una scelta sciocca
A prescindere dalla reazioni di stampa estera ed esperti di relazioni diplomatiche, chiaramente non immuni da valutazione specificatamente interessate, conferire questo incarico a Luigi Di Maio sarebbe un autogol clamoroso per un motivo ben evidenziato da Caio Mussolini su Difesa Online.
“Quando era ministro degli Esteri, Di Maio incautamente pubblicò su Twitter e Facebook un post dove si vantava di aver revocato le licenze agli EAU e all’Arabia Saudita che riguardavano contratti firmati nel 2016 e 2017 asserendo che due paesi non avrebbero rispettato i diritti umani nel corso della guerra in Yemen”, ricorda Caio Mussolini.
“Le conseguenze immediate di questa decisione sono state la perdita per la società RWM Italia di decine di milioni Euro, mentre gli emiratini sostituivano in breve tempo il vecchio fornitore con la società brasiliana AEQ”.
Tuttavia, sottolinea Caio Mussolini, “il problema più grande è emerso dalle modalità di comunicazione della revoca ai due paesi che, anziché avvenire attraverso i canali ufficiali riservati, ne erano venuti a conoscenza attraverso i social”. Di qui “il disappunto, specialmente degli Emirati Arabi Uniti, a seguito dello sgarbo subito”. La reazione del Paese del Golfo portò alla “cacciata della Task Force italiana dalla base aerea di Al Minhad” e al “diniego dell’autorizzazione all’atterraggio dei voli, ‘di Stato’ con il ministro Guerini e ‘militare’ con a bordo la stampa, diretti in Afganistan a giugno del 2021”. C’è insomma poco da ridere, Di Maio nel Golfo è un autogol già scritto anche e soprattutto per l’Italia.
Eugenio Palazzini
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[…] Perché Di Maio nel Golfo è un autogol clamoroso (e non fa ridere) […]
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