Damasco, 13 apr – Oggi in Siria, sin dalle prime ore della mattina si sono aperte le porte dei seggi elettorali. L’appuntamento elettorale ha il compito di rinnovare la camera, chiamata in Siria Consiglio del Popolo, paragonabile al nostro parlamento. Si vota su quasi tutto il territorio siriano, almeno il sessanta percento secondo fonti governative, e si sono registrate lunghe file di elettori sin dai primi minuti. Si voterà anche nelle zone liberate con la protezione delle forze di sicurezza della Repubblica Araba.
Il dato da registrare è, oltre la grande affluenza, l’altissimo numero di candidati propostosi per le 250 nomine parlamentari previste che in origine erano addirittura 11.341 ridottisi, per modo di dire, a 3.500 a ridosso delle elezioni. Un dato che lascia intendere chiaramente come in Siria ci sia tutt’ora un forte accesso alla vita pubblica del paese favorito anche dalla riforma costituzionale del 2012, promossa dal presidente Assad, che ha aperto il parlamento a tutte le formazioni politiche siriane, opposizioni comprese. Attualmente il Parlamento siriano ospita i delegati degli otto partiti principali tra cui il primo partito in termini di consenso elettorale, lo storico Baath e il partito leader dell’opposizione parlamentare il partito socialista nazionale, più settantasette delegati autonomi di formazioni minori o in rappresentanza di comunità specifiche non legati a partiti politici nazionali. I due blocchi che si contendono la maggioranza della camera sono il Fronte popolare per il cambiamento e la liberazione con all’interno i Socialisti nazionali del Ssnp ed i marxisti leninisti del People’s Will Party e la coalizione di maggioranza del Fronte Progressista Nazionale con Baath, socialisti e nazionalisti.
A boicottare l’appuntamento elettorale, sono però, le formazioni politiche legate al fronte terrorista, come l’autoproclamato Consiglio Nazionale Siriano, che da Istanbul, dove ha sede, fa sapere che giudica queste elezioni “una farsa”. L’incognita rimane sulla percezione esterna del risultato elettorale che dovrà essere riconosciuto dai paesi coinvolti nella crisi siriana potenze europee in primis. Tuttavia il presidente Assad ha fatto sapere che i negoziati di pace andranno avanti appena superato l’appuntamento elettorale.
Alberto Palladino