Roma, 4 feb – Aumentano i sostenitori di Juan Guaidò, autoproclamatosi presidente ad interim del Venezuela in contrapposizione a Nicolas Maduro. A riconoscere la sua legittimità di recente sono stati Francia, Regno Unito, Spagna e Austria.
Il ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian, ha riconosciuto la legittimità di Guaidò (che è sostenuto dagli Stati Uniti) ad indire le elezioni presidenziali nel Paese. “Il popolo è in strada, il popolo vuole il cambiamento”, ha detto Le Drian.
Anche il premier spagnolo Pedro Sanchez ha annunciato che la Spagna “riconosce ufficialmente Juan Guaidò come presidente legittimo del Venezuela”. “Nelle prossime ore – ha proseguito il premier spagnolo – mi metterò in contatto con i governi europei e latinoamericani che vogliono unirsi” a questo riconoscimento.
“Guaidò deve convocare il prima possibile elezioni libere perché il popolo del Venezuela deve poter decidere del proprio futuro. La comunità internazionale dovrà rispettare il risultato e verificare questo processo”, ha concluso Sanchez.
Sulla stessa linea anche Londra. La Gran Bretagna “assieme con i suoi alleati europei riconosce Juan Guaidò come presidente ad interim del Venezuela fino a quando si potranno tenere elezioni credibili”. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri britannico Jeremy Hunt.
“Maduro non ha convocato le elezioni presidenziali entro il limite di otto giorni che avevamo stabilito“, ha sottolineato il ministro augurandosi che questa riconoscimento “ci porti più vicini alla fine di questa crisi umanitaria”.
Anche l’Austria riconosce Guaidó. Lo ha annunciato il cancelliere Sebastian Kurz chiedendo “nuove elezioni, libere e regolari”.
Tensione Usa-Russia
Intanto resta alta la tensione tra Russia e Stati Uniti. La dichiarazione del presidente Usa Donald Trump sulla possibilità di usare la forza in Venezuela “mina tutti i principi di base del diritto internazionale”, dice il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov, come riporta l’agenzia Tass.
“Gli Stati Uniti non fanno mistero del fatto che vogliono ottenere un cambio di regime a qualunque costo”, ha sottolineato poi il ministro.
Mosca, dopo il sì europeo, si è fatta sentire attraverso il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, che ha parlato di “ingerenza” da parte degli europei: “Il tentativo di legittimare l’usurpazione del potere, lo reputiamo un’interferenza diretta e indiretta negli affari interni del Venezuela“.
L’endorsement internazionale
Finora sono oltre venti i Paesi che sostengono l’avvicendamento alla presidenza del Paese, tra cui Stati Uniti e Canada, contro il parere discordante di Russia, Turchia e Cina.
Il premier canadese Justin Trudeau ha parlato al telefono con il leader dell’opposizione, elogiandone “il coraggio e la leadership”.
Una telefonata che arriva poco prima l’incontro a Ottawa dei ministri degli Affari esteri del Gruppo di Lima, di cui 11 su 14 membri hanno riconosciuto Guaidò. “I due leader hanno discusso l’importanza della comunità internazionale mandando un chiaro messaggio sull’illegittimità del governo di Maduro e la necessità di rispettare la costituzione venezuelana“, ha fatto sapere l’ufficio di Trudeau. “Entrambi hanno rimarcato l’importanza che elezioni presidenziali libere e giuste si tengano”, ha aggiunto.
La posizione dell’Italia
Il governo gialloverde, come è noto, non riconosce il leader dell’opposizione come presidente ad interim perché non vuole avallare la possibilità che in Venezuela si scateni una guerra civile.
“In queste ore i principali Paesi europei stanno riconoscendo la legittimità del presidente Guaidò. Da giorni l’Italia è arroccata in una posizione ambigua e opportunista che mina la coesione europea e isola ancora una volta il nostro Paese“. Lo dichiara Piero Fassino, vicepresidente Pd della commissione Esteri della Camera.
“Se si vuole davvero concorrere a una soluzione che porti il Venezuela a nuove libere elezioni – prosegue – è decisivo che l’Europa parli con una sola voce e agisca unita. Essere l’unico governo europeo che ha ricevuto il plauso di Maduro è una macchia che lede credibilità e influenza del nostro Paese. Esca l’Italia da questa infelice posizione e unisca il suo impegno all’azione dell’Ue e dei Paesi europei”.
Ludovica Colli