138
Roma, 14 nov – È tragicamente istruttivo quanto sta accadendo in Bolivia. Un golpe liberista, che era nell’aria da parecchio tempo. E che ora si concreta, in piena regola: esercito, bandiere arcobaleno e tutti gli altri simboli propri delle rivoluzioni colorate che si fingono volute dal basso e che in realtà sono organizzate e gestite dall’alto. Segnatamente dalla global class multinazionale, bancaria e atlantista. Non era un mistero: la Bolivia di Morales era un glorioso esempio di sovranismo socialista e patriottico, identitario e antiatlantista, a base nazionale e antiglobalista. Un esempio di resistenza contro la civiltà del McDonald’s e contro i processi della globalizzazione egemonica. Ed è per questo che i padroni del mondo hanno dichiarato guerra alla Bolivia di Morales. Obiettivo? Semplice: favorire il passaggio della Bolivia alla “democrazia”, alla “libertà” e ai “diritti umani”, ossia al nuovo ordine mondiale americanocentrico. Che alla maniera orwelliana appella pace la guerra, libertà la schiavitù e dittatura ogni governo non sottomesso alla barbarie a stelle e strisce, alla criminale monarchia del dollaro.
Contro i barbari di Washington
La Russia di Putin non ne sbaglia una in geopolitica. Appoggia il Venezuela di Maduro e ora la Bolivia di Morales. A differenza dei barbari di Washington, nemici del genere umano. Ex oriente lux. E ora arriva il golpe, prodotto in vitro a Washington e gestito dai signori del liberismo locale. La lezione cilena si sta ripetendo: senza che, però, stavolta si levino davvero voci critiche. Perché il nostro è il tempo del pensiero unico politicamente corretto ed eticamente corrotto. Morales sarà, forse, arrestato. Morales, lo ricordiamo, ha fatto crescere di circa il 6 per cento all’anno la Bolivia, ha ridotto le disuguaglianze e la povertà, e dulcis in fundo ha liberato la sua patria dalla servitù rispetto agli imperialisti a stelle e strisce. In luogo di Morales andrà al potere il Pinochet o il Bolsonaro di turno, il caudillo fidato servitore degli Usa e di Israele.
La “democrazia conforme al mercato”, come risibilmente la appellò la Merkel (“marktkonforme Demokratie”), non esiste: è sic et simpliciter la bruta violenza neocannibalica del più forte camuffata come “libertà” e “democrazia”. Dalla tragica vicenda della gloriosa Bolivia del socialismo nazionale di Morales apprendiamo due lezioni: a) senza unità tra popolo e forze armate non si governa davvero il cambiamento (senza tale unità il socialismo crolla come un castello di carta); b) nessuno è al sicuro, presto o tardi la democrazia missilistica d’asporto e la rivoluzione colorata rovesciano quanti non siano allineati. Ora la Bolivia tornerà nelle grinfie del Fmi, siatene certi. Ma traiamo anche lo spunto per una considerazione generale per quanto sta accadendo nell’America Latina. La situazione non è rincuorante.
Il quadro non rincuorante dell’America Latina
In Brasile, il socialista Lula ha subito un golpe analogo al nostro Mani Pulite del 1992: un colpo di Stato giudiziario, gestito peraltro da un giudice poi entrato nel governo del pagliaccio Bolsonaro, liberista servo di Washington e Israele. Il Venezuela ha rischiato il colpo di Stato statunitense grazie al prodotto in vitro della Cia Guaidò. Colpo di Stato fortunatamente sventato. L’Ecuador, dopo il populismo socialista di Correa, ha avuto una strambata liberista con l’indegno successore dello stesso Correa, Lenin Moreno, contro il quale l’Ecuador è sceso eroicamente in piazza, per battersi contro il liberismo. E ora la Bolivia: con la denuncia di Morales, gli si vuole impedire di poter partecipare a nuove elezioni (non troppo diversamente da quanto accaduto a Lula). Il fabula docet è chiarissimo: l’imperialismo del dollaro è passato all’attacco e sta gradualmente vincendo. Ma non tutto è perduto. Le elezioni in Argentina e le recenti proteste in piazza in Cile contro il neoliberismo lasciano aperti tenui spiragli di speranza. Ovviamente i nostri rotocalchi nazionali sono tutti schierati da veri servi che sono con gli Usa e con il loro imperialismo.
Diego Fusaro
6 comments
Penso che con il golpe del 2001 in USA a seguito dell’attentato alle torri gemelle, la politica statunitense si sia rivolta più nello specifico a sostegno precipuo della casta neocon/sionista al potere. Tuttavia con la disfatta elettorale delle ultime elezioni, e l’ascesa inaspettata di Trump – unita alla debacle siriana – il mirino dello zio Sam è tornato ad essere rivolto verso il ‘cortile di casa’ rappresentato dall’america latina.
Per i latinoamericani è tempo di rimboccarsi le maniche e lottare per non assistere imbelli al furto delle proprie risorse.
A me Fusaro fa girare i coglioni peggio di Chef Rubio… la gloriosa Bolivia… ma gloriosa de che? Un comunistaccio grasso coltivatore di coca…
Dico solo una cosa al gramsciano filosofo da salotto tv Fusaro: prendi un aereo vai a Caracas appena uscirai dall’aeroporto verrai rapinato se non sgozzato e violenteranno pure la tua bella mogliettina nel paradiso chavista degli antiamericani – la verità è solo una e l’ha detta Trump – il centro e Sudamerica è un enorme shithole da cui chi può scappa come gli ex paesi comunisti della cortina di ferro tanto amati dal nostro pseudofilosofo sovrancomunista _ gli unici che possano tenere a bada quei paesi di subumani sono i militari – napalm for all!
Sicuramente Morales non è Peron ma in quel difficile contesto di diffusa povertà e sfruttamento delle risorse da parte di altre nazioni sembra proprio che abbia fatto finalmente qualcosa.
La criminalità violenta che purtroppo flagella una parte considerevole del sud e centro America, credo sia un problema distinto e comunque la giustizia sociale contribuisce a diminuirla. I militari. per quello che so, hanno avuto posizioni e meriti/ demeriti controversi, molto spesso -in america latina- sono stati uno strumento di uno dei due blocchi protagonisti della guerra fredda e il prezzo in qualche modo lo pagavano.
Se paesi cosi’ potenzialmente ricchi come ad es. l’Argentina non riescono a risorgere da decenni, le motivazioni ci saranno e non sono semplici.
A mio avviso peron (e il suo indegno successore bergoglio che è un peronista di sinistra doc) al pari di morales del castrismo e del chavismo rappresenta il peggio tra i regimi sudamericani un fascismo di sinistra che esalta i pezzenti _gli unici regimi che in America latina sono riusciti a tenere a bada quei popoli di disperati senza cultura né storia sono il Cile di Pinochet che univa a una spietata dittatura anticomunista un sano liberismo in economia il Paraguay di stroessner e l’Argentina dei generali antiperonisti degli anni 70 caduti per un’incauta guerra con la gran Bretagna che bisognava ad ogni costo evitare – tutto il resto è favelas miseria ignoranza tango giudaico indios cocalero gang di narcos e carnevali nagroidi
Sono piuttosto d’ accordo con Porfirio. Unire il tossico Morales a Pinochet mi pare davvero troppo. Il problema non è il liberismo, il socialismo o altro…, in quasi tutto il Sud America sono termini vuoti perché la Spagna non è e non è mai stata un buon esempio; sono rimasti passivi a qualsiasi potere forte o meno. Anche da lì tanti immigrati, chiaro segno di prezzi in rialzo speculativo esogeno.