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Bergoglio-Salvini, scontro sui respingimenti: "È guerra". "No, un dovere"

by Roberto Derta
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bergoglio salviniRoma, 8 ago – Altro capitolo dello scontro latente che ormai aleggia fra stanze vaticane e Matteo Salvini sul tema dell’immigrazione e dell’emergenza Mediterraneo. Dopo il perdono, meno di due mesi fa, chiesto da Papa Francesco “per le persone e le istituzioni che chiudono la porta a questa gente che cerca vita, una famiglia, che cerca di essere custodita”, è di nuovo sempre il Pontefice a prendere la parola. E lo fa alzando l’asticella.
In occasione di un incontro presso la Santa Sede con 1500 giovani del movimento eucaristico, Bergoglio ha preso spunto dalla storia dei Rohingya, un popolo musulmano in fuga dalla Birmania e rifiutato da Malesia, Tailandia e Indonesia, per sensibilizzare sul tema dell’accoglienza. “Pensiamo a quei nostri fratelli cacciati da un Paese e poi da un altro. Vanno sul mare, quando arrivano a un porto gli danno un po’ d’acqua e poi li cacciano ancora. Questo è un conflitto non risolto. Si chiama guerra, violenza, uccidere“, ha detto Bergoglio. Respingere gli immigrati diventa quindi, per il Papa, un vero e proprio atto di guerra, per non dire disumanità.
Una frase che Matteo Salvini ha subito commentato, tramite il proprio profilo fb, non in difesa ma ribaltando totalmente i termini della questione. “Respingere i clandestini -si chiede il segretario del Carroccio- un crimine? No, un dovere. Sbaglio?”. Domanda retorica quella del leader leghista, abituato ad interloquire con i suoi utenti, che riceve l’ormai classico profluvio di “mi piace” e fa il pieno di commenti favorevoli.
Roberto Derta

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