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Buzzi torna a parlare. E spara a zero su Zingaretti

by La Redazione
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zingaretti-620x372Roma, 5 ago – Emergono sempre nuovi particolari rispetto all’ultimo interrogatorio di Salvatore Buzzi.
Particolari che rendono la situazione del Pd romano ancora più pericolante, con tanto di esplicite accuse per Nicola Zingaretti. Secondo quanto rivelato dal Tg de La7, il capo della Coop 29 Giugno avrebbe esclamato a proposito degli attuali amministratori: “Noi il Pd non l’avevamo mai pagato in quella maniera. Quei politici sono famelici”.
Le accuse, tutte da provare, sono pesanti: per il palazzo della Provincia all’Eur, avrebbe detto Buzzi, “secondo Odevaine presero soldi il capo di gabinetto Venafro, il segretario generale Cavicchia e Peppe Cionci per Zingaretti”. Cionci è un imprenditore che si è occupato di finanziamenti per le campagne elettorali di Zingaretti e di Ignazio Marino.
La lista degli “stipendi” snocciolata da Buzzi è impressionante: 1.000 euro al mese a Figurelli, caposegreteria di Coratti, 2.500 al mese ad un ingegnere dell’ente Eur. A Tassone 26mila per le potature di Ostia e 6.000 per le spiagge, al membro del cda Atac Andrea Carlini, direzione regionale Pd, 10mila per la pulizia degli autobus. Poi, 1.500 al mese al capo del servizio giardini Turella, che in casa ne nascondeva quasi 600mila.
Secondo le nuove indiscrezioni diffuse da Repubblica, inoltre, il ras della 29 Giugno avrebbe tirato fuori l’ex sindaco Alemanno (“Non sapeva delle tangenti”) per concentrarsi appunto su Zingaretti e il suo entourage.
Buzzi si concentra sulla gara da poco meno di 1 miliardo di euro bandita nel 2014 per il centro unico di prenotazioni ospedaliere, di cui Buzzi vincerà un lotto (prima che la gara venga annullata). “La gara era in quattro lotti. Tre andavano alla maggioranza e una all’opposizione. Era l’accordo che Storace aveva fatto con Zingaretti”.
Sempre secondo Buzzi, il presidente della Regione avrebbe dichiarato, in quell’occasione: “Non ti preoccupare, fai questa cosa con Venafro (ex capo di gabinetto del governatore, ora indagato, ndr ), ci penso io con lui”. La regola, ha spiegato Buzzi, “era che si pagava la tangente sul valore del 50 per cento dei lotti di gara. E che, un lotto era indicato dalla politica. Era la politica che decideva a chi doveva essere assegnato”.
Zingaretti, ad ogni modo, ha già smentito ogni addebito: “Io penso che nel nostro ordinamento l’accusato abbia il diritto di mentire sulle proprie responsabilità ma non di calunniare terzi. Buzzi ne risponderà di fronte alla giustizia. Ho conferito mandato ai miei legali di querelarlo per sue dichiarazioni”.

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