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Fornitura camici alla Lombardia, indagato Fontana. La replica: “Certo dell’operato corretto della Regione”

by Adolfo Spezzaferro
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fontana

Milano, 25 lug – Il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana risulta indagato dalla procura di Milano nell’inchiesta sulla fornitura da mezzo milione di euro di camici e altri dispositivi di protezione da parte della società Dama, gestita dal cognato Andrea Dini e di cui la moglie del governatore lombardo, Roberta Dini, detiene una quota del 10%. “Ho appreso con voi – scrive Fontana in un post su Facebook – di essere stato iscritto nel registro degli indagati. Duole conoscere questo evento, con le sue ripercussioni umane, da fonti di stampa. Sono certo dell’operato della Regione Lombardia che rappresento con responsabilità“. Secondo l’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli l’affidamento diretto senza gara della fornitura, effettuato lo scorso 16 aprile, sarebbe avvenuto in conflitto di interessi e l’ordine sarebbe poi stato trasformato in donazione soltanto il 20 maggio, dopo che – come è noto – la trasmissione Report di Rai3 iniziò a occuparsi della vicenda.

Bongiovanni, ex dg di Aria: “Non sapevo che la ditta fosse collegata a Fontana”

La notizia dell’iscrizione nel libro degli indagati giunge a seguito dell’interrogatorio di  Filippo Bongiovanni, ex direttore generale di Aria, ossia la società per gli acquisti della Regione Lombardia, quella che nel pieno dell’emergenza coronavirus dava la caccia a dispositivi di protezione per gli ospedale in prima linea. Gli inquirenti indagano per capire come vennero forniti ad Aria i camici da parte della Dama. A sentire Bongiovanni, nel pieno dell’emergenza sono saltate tutte le procedure di verifica e tra i fornitori si fecero avanti anche alcuni truffatori che riuscirono a farsi pagare in anticipo e sparirono senza consegnare il materiale. Data la situazione, la proposta di fornitura da parte della Dama venne subito accolta. “Sapeva che la ditta era collegata al presidente Fontana?“, gli chiedono i pm. “No – risponde Bongiovanni – l’ho saputo solo dopo che avevamo accettato la fornitura“.

“All’inizio la fornitura doveva essere pagata”

E qui spuntano altre discordanze rispetto all’impianto accusatorio. La fornitura in realtà – spiega Bongiovanni – in un primo momento doveva essere pagata. Non è vero dunque che, come ha sostenuto inizialmente la Dama, fin da subito doveva essere una donazione e che per errore il lotto venne fatturato alla Regione. “No – obietta Bongiovanni – la rinuncia al pagamento ci venne comunicata solo successivamente dall’azienda, dopo che avevamo autorizzato il pagamento, motivandola con la gravità della situazione”. Il tutto accadde prima dell’inchiesta di Report: “La mail è del 20 maggio”, chiarisce. Mentre la trasmissione andò in onda dopo. Tuttavia Report sostiene di avere interpellato la Dama in una data precedente, allertandola.

Insomma, le toghe hanno messo nel mirino Fontana, che si è sempre detto estraneo ai fatti, e stanno cercando di capire se nella vicenda è stato comunque compiuto qualche reato.

Adolfo Spezzaferro

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3 comments

Fabio s. 25 Luglio 2020 - 12:40

Sono sicuro che la magistratura farà cadere la giunta… È per una volta sono contento. Abito in Lombardia e tra fontana e maroni a piccoli passi con disposizioni all’apparenza innocenti hanno reso invasivo il comportamento di presidente e giunta nonché l’uso di vigili, ribattezzato polizia locale, che è diventata una vera e propria sentinella. Il tutto è rivolto ai lombardi e non ai tanti, tantissimi irregolari a cui MAI NESSUNO SI È opposto…

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Lello 26 Luglio 2020 - 10:31

Sono tutti innocenti da poggiolini a craxi a de mita a cirino ad andreotti tutti innocenti anche questo e’ innocente .

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Inchiesta camici, Fontana: "Non tollero dubbi su mia integrità, la verità verrà a galla" | Il Primato Nazionale 27 Luglio 2020 - 12:09

[…] corso del suo intervento in Consiglio regionale sull’indagine che lo vede coinvolto per una fornitura di camici ad Aria spa, la centrale acquisti della Regione. “Sono tuttora convinto che si sia trattato di un negozio corretto – sostiene Fontana […]

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