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Conte: “La ripartenza del Paese è nelle nostre mani”. Ma quale ripartenza?

by Adolfo Spezzaferro
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Roma, 4 mag – “La ripartenza del Paese è nelle nostre mani. Tocca a noi decidere se vogliamo che sia risolutiva e definitiva. Se vogliamo evitare dolorosi passi indietro adesso più che mai servono collaborazione, senso di responsabilità, rispetto delle regole da parte di tutti. Non è una fase meno complessa di quella che si sta chiudendo, ma finora la risposta della popolazione è stata molto efficace e confido continui ad esserlo”. Così Giuseppe Conte dalle pagine del Corriere della Sera si rivolge agli italiani alla vigilia della cosiddetta fase 2, che inizia oggi. E addossa ai cittadini ogni responsabilità. Il senso del discorso del premier è che da parte sua il governo ha fatto tutto il possibile per ripartire in sicurezza (in verità ben poco, con gran parte delle attività economiche ancora ferme e l’ennesimo modulo di autocertificazione da compilare per poter circolare): ora sta agli italiani a cui è finalmente concesso tornare a lavoro far sì che i contagi non risalgano. Ma la ripartenza di cui parla Conte non c’è: la maggior parte dei negozi resta chiusa (e potrebbe non riaprire), l’economia al palo, i cittadini non sono ancora liberi di circolare.

Allarmismo e paternalismo: ecco come Conte rimette tutto ai cittadini

A sentire Conte, tutto è ormai nelle mani dei singoli cittadini. Soprattutto sul fronte degli spostamenti, ora che è prevista l’opzione “visita ai congiunti” per l’autocertificazione. Inoltre da oggi oltre quattro milioni di italiani torneranno al lavoro, con tutto quello che comporterà in termini di organizzazione dei trasporti pubblici. “Saremo tutti chiamati ad un surplus di attenzione. Più che a decreti e a ordinanze dobbiamo puntare ai principi di autotutela e di responsabilità: occorrono comportamenti appropriati, infatti, per tutelare sé stessi e senso di responsabilità per proteggere gli altri. Non dobbiamo sperperare in pochi giorni quello che abbiamo faticosamente guadagnato in 50 giorni”, avverte il premier. Come se non bastasse, il premier dice che gli italiani hanno tutti gli strumenti per regolarsi da soli. Adesso che “i mass media hanno contribuito a diffondere una più approfondita conoscenza si può puntare più decisamente sull’autodisciplina, vale a dire sul senso civico e sull’educazione della popolazione che ben conosce i rischi del contagio”.

Il solito messaggio su Facebook

Ancora una volta, poi, Conte scrive un messaggio sulla sua pagina Facebook, adottando i consueti toni a metà tra l’allarmismo e i richiami alla collaborazione di tutti. “Fino ad oggi la maggior parte dei cittadini è stata al riparo nelle proprie case. Da domani oltre 4 milioni di italiani torneranno al lavoro, si sposteranno con i mezzi pubblici, molte aziende e fabbriche si rimetteranno in moto. E saranno ben più numerose le occasioni di un possibile contagio, che potremo scongiurare solo grazie a un senso di responsabilità ancora maggiore”. Il destino del Paese è insomma nelle mani di ciascuno individuo: “Come mai prima, il futuro del Paese sarà nelle nostre mani. Serviranno la collaborazione, il senso civico e il rispetto delle regole da parte di tutti. Dovremo tenere sempre alta l’asticella dell’attenzione”.

Da parte sua però, il premier ha fatto ben poco per garantire un futuro post serrata generale ai cittadini. In tanti, troppi, non hanno ancora visto un euro. E tutti gli indicatori economici lanciano un allarme senza precedenti. Ma gli esperti (i veri decisori) hanno detto a Conte che non si può riaprire tutto. E lui esegue.

Adolfo Spezzaferro

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