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Da Ronchi a Bolzano: quella voglia di “normalizzare” la storia

by La Redazione
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pizzaiolo completoRoma, 13 ago – È forse un paradosso, ma probabilmente non è affatto un caso che il governo di centrosinistra più distante dall’ipoteca ex comunista e meno sensibile ai tic dell’antifascismo militante stia creando un clima tale per cui ogni oscuro sindaco d’Italia si sente in diritto di violentare la storia della propria città, epurandone i riferimenti politicamente scorretti.

Dalla Pescara de-dannunzizzata al folle progetto di ribattezzare “Ronchi dei Partigiani” la storica Ronchi dei Legionari, fino al costante e metodico attacco ai monumenti storici di Bolzano (per tacere dei folli progetti di Marino circa via dei Fori imperiali, a Roma), sembra esserci una sorta di ordine di scuderia affinché ci si scagli tutti, contemporaneamente, contro la nostra memoria. Quest’ordine, molto probabilmente, non c’è mai stato. C’è solo, come dicevamo, un clima “propizio”, presumibilmente dovuto proprio alla “rivoluzione renziana”.

A Renzi dell’antifascismo come bandiera identitaria e feticcio ideologico non frega nulla, ma non certo per una qualche consapevolezza revisionista. Nella sua battaglia interna alla sinistra, fra una bordata ai sindacati e uno stoccata ai giudici, potrebbe uscirsene prima o poi addirittura con qualche parola al miele sulla “pacificazione” e roba simile. È solo tattica, strategia contro il fronte interno.

La mission di Renzi è, ciononostante, chiara: bisogna “normalizzare” l’Italia, sulla scia di Monti e Letta ma con la forza comunicativa che i due predecessori non avevano. Insomma, rendere l’Italia un “paese normale”, in linea con le altre “democrazie occidentali”, ma sempre un passo indietro rispetto a loro, affinché non ci venga in mente di assumere posizioni diplomatiche indipendenti o magari, che so, avviare una rinascita industriale della nazione.

L’idea di picconare la nostra storia recente laddove essa si mostra irriducibile a tale normalizzazione è sicuramente consequenziale. Un altro capitolo dell’operazione riguarderà una edulcorazione delle tradizioni popolari, cominciando dal calcio storico, proprio nella Firenze già renziana, e magari domani smantellando qualche palio per venire incontro alla follia animalista. Si proseguirà poi a scuola, proseguendo l’indirizzo manageriale e anglofono. Senza ovviamente trascurare l’asse portante di tutto il progetto, ovvero il sovvertimento della sostanza antropologica della nazione, grazie all’immigrazione di massa e alla riforma prossima ventura delle norme sulla cittadinanza.

E così via, per essere sempre più “colorati”, parlare un perfetto inglese per accogliere i turisti americani, russi e cinesi che saranno la nostra principale risorsa economica dopo che ci saremo riconvertiti tutti al terziario. Far vedere loro le nostre città d’arte, ma in forma museografica, dietro una teca, in modo che di quei riferimenti siano azzerati tutti i residui di vitalità, in un atteggiamento per metà folclorico e per metà “colto”. In fondo è solo un modo come un altro per morire…

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