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E Messina si gemellò con Caporetto

by Michael Mocci
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messina2Messina 5 nov – Durante la cerimonia per la ricorrenza del 4 novembre, il sindaco di Messina, Renato Accorinti, jihadista del pacifismo, ha sventolato una bandiera della pace sul palco, proprio di fronte le autorità militari. Il generale Ugo Zottin, comandante della divisione Culqualber dei carabinieri si è subito allontanato stizzito. Lo ha seguito Stefano Spagnol, comandante provinciale dell’Arma. Il gesto del primo cittadino messinese è arrivato proprio durante il momento centrale della cerimonia, poco dopo la deposizione di una corona in memoria dei caduti.

Il 4 novembre si ricorda la vittoria, l’Italia che, sul Piave, si salda da Palermo a Udine, il sacrificio anonimo di tanti giovani. “Io sto con gli ultimi” va dicendo il sindaco Accorinti, con l’aria dell’ uomo di strada. Ma se il suo non fosse uno slogan, il sindaco di Messina starebbe con i sepolti del sacrario di Redipuglia, con Luigi Rizzo, Enrico Toti che, privo di una gamba, pur di combattere, parte in bici da Roma e muore sul campo con l’eroismo di un console romano, con Nazario Sauro, con Teseo Tesei che si faceva un baffo del pacifismo quando diceva: “Le guerre non si dovrebbero mai fare; ma se si fanno bisogna saperle combattere fino in fondo, anche in caso di sconfitta”. Gli ultimi sono loro perché oggi di loro non si ricorda quasi nessuno.

Il gesto irriguardoso di Accorinti ha provocato un putiferio nella piazza dove si stava svolgendo la cerimonia, tanto che è dovuta intervenire la Digos per mediare. Il ministro per la Pubblica Amministrazione e Semplificazione D’Alia ha dichiarato: “Il sindaco Accorinti dovrebbe scusarsi pubblicamente con la cittadinanza messinese per una provocazione demenziale e inopportuna, che offende le Forze Armate e la memoria di quanti, anche nostri concittadini, sono morti per la pace in Italia e nelle missioni internazionali. Alle Forze armate, giustamente indignate per questo comportamento – aggiunge il ministro – va la nostra solidarietà e gratitudine. Essere sindaco non significa fare l’attivista di una minoranza, per quanto rispettabile, ma rappresentare tutti i cittadini e il sentimento di un’intera comunità. Oggi Accorinti non l’ha fatto”.

Michael Mocci

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