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Torino: Fassino contestato da CasaPound e cittadini del quartiere Lingotto (VIDEO)

by Davide Romano
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Torino, 19 mag – L’occupazione da parte di migliaia di immigrati della palazzine dell'”ex-moi” nel quartiere Lingotto di Torino rappresenta una delle principali cause di degrado nel capoluogo piemontese. E così questa mattina un gruppo di residenti insieme a Matteo Rossino, candidato di CasaPound, sono andati a chiedere spiegazioni direttamente al sindaco Piero Fassino, che si trovava a piazza Galimberti per un tour elettorale. “Siamo andati per chiedergli come mai, in tre anni, nessuno si è preso la briga di sgomberare le palazzine occupate dell’ex Moi o almeno di fare un censimento per scoprire chi ci vive dentro”, ha spiegato Rossino. Sorpreso dalla rabbia dei cittadini, Fassino che evidentemente non ha una soluzione praticabile per risolvere la quesitone delle palazzine ex-moi occupate dagli immigrati ha “delegato il censimento” al candidato di CasaPound.

https://www.youtube.com/watch?v=EkbOm64IZUw&feature=youtu.be

Davide Romano

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4 comments

Sal Taurasco 20 Maggio 2016 - 9:25

Vai a fanculo Fassino! Te ne sei sempre sbattuto il cazzo delle periferie! L’ex moi è diventato il ricettacolo di ogni feccia, sopratutto allogena, con contorno di stupri e spaccio di droghe. Poi per quanto riguarda la periferia nord (Barriera di Milano e Lucento), stendiamo un velo pietoso sulla merda con cui si è costretti a vivere! Caro Fassino i poteri e le elitè di questa città ti hanno coccolato, appiamente ricambiato con favori e scambi, ma spero che i torinesi se hanno ancora qualche sale in zucca, ti spediscono a calci in culo a casa!

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Paolo 22 Maggio 2016 - 12:36

Guardi, purtroppo – e lo dico da Piemontese, legatissimo alla mia terra, fiero e commosso di appartenervi – le dico che fassino, rappresenta purtroppo una categoria molto diffusa nella mia regione, vale a dire l’ intellettualoide benestante, di buona famiglia (che non ha mai avuto problemi di nessun tipo), “buoni studi”, mentalità borghese, ipocrita, benpensante, perbenista.
Sono anni che si cimenta nei suoi “teatrini” per una Torino diversa, “aperta al futuro” (cioè immigrazionista e multietnica) come ad esempio quella volta in cui, per festeggiare l’ inizio del nuovo anno, si fece vedere all’ ospedale in compagnia di una neo-mamma immigrata, dicendosi fiero che il primo “nuovo torinese” dell’ anno, fosse figlio di immigrati.
Insieme ai suoi colleghi delle principali e maggiori città italiane, è il tipico prodotto di quel substrato culturale che vuole fare di tutto per cancellare l’ identità e le radici del nostro popolo, per fare spazio ad una società indistinta, senza cultura di riferimento, senza radici, liquida, “cittadina del mondo”.

Inutile che le dica che, al pari dei “colleghi” pisapia, doria, demagistris, marino, Pizzarotti eccetera, quest’ uomo mi fa schifo.

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Sal Taurasco 22 Maggio 2016 - 7:34

Saggie osservazioni, caro Paolo! Io sono torinese e piemontese, e mi accorgo ormai che la mia terra non esiste più. Torino poi è un caso a sé, ormai il torinese doc non esiste più da 50 anni con buona pace del compianto Farassino. Ma Torino è stata l’incubatrice delle peggior teorie sinistrose da Gramsci, dal sofismo azionista gobettiano, con l’emergere di filosofi assolutamente sopravvalutati e ripugnanti come Bobbio, Galante Garrone e Eco, per citare alcuni nomi di un lungo elenco. Anche il cattolicesimo s’è adagiato all’andazzo, evocando “il dialogo per i non credenti” (ovvero spartirsi la torta insieme ai comunisti!)ben rappresentato da figuri come Don Ciotti e Ernesto Oliviero. E lascio perdere le sette protestanti come i Valdesi, che benedicono le coppie gay! (in alcune ci vanno solo africani a dimostrare che per alcuni sono effettivamente una risorsa!)
Guardi, girando ho sempre sentito parlare male di Fassino e Chiamparino, poi nell’urna venivano regolarmente premiati, con percentuali quasi bulgare! La mentalità di questa città è questa, sta bene a tutti così perché tutti in questa città, ci sono interessi propri di amici e di amici degli amici, gente che ha la testa in fabbrica ( e la fabbrica non c’è più) e che il Partitone li salverà (mentre invece scodinzola con i padroni).
Quanto sento le loro lamentele, ormai mi viene da dire: Vaffanculo!. Saluti.

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Paolo 23 Maggio 2016 - 1:15

A pensarci bene, Sig. Taurasco, avrei dovuto intuire che lei è Piemontese, e di Torino. Sono lieto di constatare che anche lei condivide l’ idea che ho esposto prima.
Come già lei ha osservato, la nostra terra, la nostra cultura locale, non esistono più. Torino, ed il Piemonte in generale, a partire dall’ inizio del XX Secolo, sono davvero state vere e proprie “incubatrici” delle peggiori derive ideologiche di sinistra, echeggiate e diffuse dai personaggi che lei ha citato e da molti altri ancora. Vi sono indubbiamente ragioni storiche facilmente dimostrabili, atte a spiegare validamente i motivi per cui la nostra regione vanti questo triste primato. Ma i fatti non cambiano, e la nostra cultura locale si è letteralmente immolata, suicidandosi, per lasciare spazio alle teorie che vagheggiavano “il mondo nuovo”, animate dalla feroce determinazione a distruggere tutto ciò che era stato, sino a quel momento. E nulla è cambiato, almeno per ora, come lei stesso ha regolarmente occasione di constatare.

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