Roma, 29 ago – Nei periodi di forte incertezza economica come quello che stiamo attraversando sono sempre le categorie socialmente più deboli, come le famiglie in affitto o titolari di un mutuo, a farne le spese maggiori.
Secondo i dati diffusi da Adnkronos e confermati dal Ministero degli Interni oltre il 25% degli affitti si conclude con una richiesta di sfratto e circa il 50% dei proprietari denuncia almeno una mensilità non pagata (con punte del 60% a Napoli e Roma).
Nel solo corso del 2013 i provvedimenti di sfratto esecutivi sono stati 73.385, con un crescita del 4,4% su base annua, ed in oltre l’ 89% dei casi la motivazione è l’impossibilità di pagare l’affitto. Questi dati diventano ancora più significativi se si pensa che le richieste ufficiali di sfratto sono molto più basse dei casi di morosità in quanto i proprietari, per motivi che vanno dalla sfiducia nel sistema giudiziario alla prospettiva di recuperare parte del credito, preferiscono rinegoziare il contratto o comunque cercare una soluzione extragiudiziale.
Di fronte a questo scenario è stato varato un fondo biennale di 40 milioni che si pone l’obiettivo di arginare quella che potrebbe essere una vera e propria emergenza abitativa. I beneficiari della dotazione di 20 milioni prevista per il 2014 sono tutte quelle famiglie con reddito Ise fino a 35.000 Euro ed Isee fino a 26.000 Euro destinatarie di atti di intimazione di sfratto per morosità che abbiano un contratto di affitto regolarmente registrato e che risiedano nell’alloggio da almeno un anno. Costituisce criterio preferenziale la presenza all’interno del nucleo famigliare di un componente minorenne, ultra settantenne o con una invalidità accertata superiore al 74%.
Lo stesso decreto legge, varato dal Ministero delle Infrastrutture e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 4 luglio 2014, definisce come morosità incolpevole la sopravvenuta impossibilità di pagare l’affitto dovuta ad una consistente perdita della capacità reddituale del nucleo familiare ed elenca alcune delle cause che comportano la non colpevolezza dell’inquilino: perdita del lavoro per licenziamento; accordi aziendali o sindacali con consistente riduzione dell’orario di lavoro; cassa integrazione ordinaria o straordinaria che limiti notevolmente la capacità reddituale; mancato rinnovo di contratti a termine o di lavoro atipici; cessazioni di attività libero-professionali o di imprese registrate, derivanti da cause di forza maggiore o da perdita di avviamento in misura consistente; malattia grave, infortunio o decesso di un componente del nucleo familiare che abbia comportato o la consistente riduzione del reddito complessivo del nucleo medesimo o la necessità dell’impiego di parte notevole del reddito per fronteggiare rilevanti spese mediche e assistenziali.
Dopo 20 anni di privatizzazioni e dismissioni è evidente che il modello risulti fallimentare e che si necessiti di una decisa inversione di rotta da parte dello Stato per risolvere il problema dell’edilizia sociale. Come raccontato da Il Primato alcuni giorni fa, solo l’Esercito possiede oltre 450 caserme dismesse e siamo pronti a scommettere che con i 40 milioni messi a disposizioni da questo fondo si potrebbe riqualificare parte di esse e porre fine definitivamente al problema casa di molte famiglieun.
Luca Repentaglia