Ogni tanto, George Soros ci tiene a ricordarci la sua oscura presenza. Non lo fa quasi mai con dichiarazioni esplicite, ma con riverberi del suo operato, come ogni buon fantasma che si rispetti. Un uomo la cui influenza distruttiva – per il nostro Paese e non solo – si propaga da almeno trent’anni.
Questo articolo è stato pubblicato sul Primato Nazionale di dicembre 2022
Altro che filantropia
Sulla definizione di Soros quale «filantropo» si è scritto parecchio, poco o nulla si è fatto però, soprattutto nelle sedi mainstream, per rilevare i caratteri propagandistici dell’attribuzione. Con la «filantropia» si può giustificare più o meno qualsiasi cosa: basta descrivere in modo del tutto arbitrario i destinatari della presunta «attività filantropica» quali vittime indiscutibili e bisognose di solidarietà. Insomma, un po’ la tattica impiegata dalle Ong, quelle organizzazioni non governative che, autoproclamandosi buone e solidali, in pratica fomentano e favoriscono l’immigrazione clandestina e la gigantesca tratta di esseri umani che ne deriva. Gli stessi nomi delle navi che «salvano i migranti» riflettono al meglio questo tipo di comunicazione: da Open arms a Sea watch, fino all’ultima, fantastica Humanity 1.
D’altronde, non è un caso che alle Ong il signor Soros dedichi una parte consistente del proprio tempo e dei propri denari. Nella fattispecie, a una di esse, non casualmente la più «nascosta», e che risponde al nome ormai noto di Avaaz. La stessa che, circa tre anni fa, aveva fornito mezzo milione di euro alla Migrant offshore aid station (Moas), ovvero una delle organizzazioni che recuperava i disperati salpati dalle coste libiche e li portava direttamente in Italia. Per non parlare del milione di dollari che la sua Open society aveva versato nel 2017 alla Purpose Europe limited, un’organizzazione che il primo luglio del 2018 aveva pubblicato il report Attitudes towards National Identity, Immigration and Refugees in Italy. Ma con l’elenco delle fondazioni che favoriscono la clandestinità finanziate dal «filantropo» potremmo fare notte, o forse «prossimo secolo».
Soros e l’informazione
Un esercito di cosiddetti fact checker – ovvero i presunti «cacciatori di bufale» – domina l’Occidente e l’Europa. Tanto per cambiare, Soros è il loro profeta. A Madrid gli uffici dell’European fact-checking standards network (Efcsn) sono formati da 44 organizzazioni. Il gruppo è stato fondato nel 2021 dalla Commissione europea, attraverso il progetto Call of integrity of social media. Ne fanno parte anche giornali come Open, fondato da Enrico Mentana. Questi signori pretendono di stabilire cosa sia la verità sui social media. Sì, gli stessi social media che ormai bannano a destra e a manca chiunque non segua la narrazione dominante, che oscurano notizie e pagine sulla base di presunte fake news che molto spesso possono – eccome – essere soprattutto verità scomode contro i soliti temi: dalla globalizzazione all’europeismo e, ovviamente, anche all’immigrazionismo. Un vero e proprio ministero della Verità in senso orwelliano, in cui la…
4 comments
Il diavolo veste Prada
[…] Il grande ritorno di George Soros […]
Muoiono i ricchi , muoiono i poveri , muoiono le persone con tanti guai .
I ROMPICOGLIONI non muoiono mai .
Cominciamo a parlare dei figli di Soros già in sciagurato apprendistato…