Anche Renato Brunetta condivide il ragionamento: “I quattro colpi di stato ce li ricordiamo tutti – spiega il capogruppo di Forza Italia alla Camera – mani pulite, il G7 di Napoli, ce lo ricordiamo il g7 di Napoli? Quando vince le elezioni Berlusconi interviene sempre qualche manina per mandarlo a casa e per contraddire la volontà degli elettori, ivi compreso lo spread. Ci ricordiamo tutti dello spread: avevamo vinto le elezioni del 2008 alla grande, lo spread, questo conosciuto-sconosciuto lo portò a dare le dimissioni”.
Agitare lo spauracchio della rivoluzione, tuttavia, serve a poco quando si è governato per vent’anni e non si è fatto nulla di veramente rivoluzionario. Tanto il golpe giudiziario che quello finanziario potevano essere evitati se solo lo Stato non avesse ceduto ai poteri forti interni ed esterni. Se non si è saputo agire quando si era forti, che senso ha mostrare puerilmente i muscoli quando si è deboli?
L’orizzonte politico-programmatico di Forza Italia, del resto, quando non è addirittura appiattito su problematiche meramente personali, non sembra poi così “rivoluzionario”: una liberalizzazione qui, una strizzata d’occhio ai moderati là. Insomma, una sorta di montismo naif, un lettismo allegro, con intese un po’ meno larghe e quote rosa più ammiccanti. Tutto molto divertente, ma per carità: non chiamatela rivoluzione.