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Ilva, se Conte fallisce si apre la crisi. Il Colle: “Se cade il governo c’è solo il voto”

by Adolfo Spezzaferro
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conte ilva

Roma, 8 nov – Se ArcelorMittal dovesse lasciare gli stabilimenti dell’ex Ilva “il primo step sarebbe quello di attribuire la gestione commissariale al Mise“. Lo ha fatto presente il premier Giuseppe Conte, secondo quanto riportato da fonti sindacali, ne corso dell’incontro di ieri a Palazzo Chigi con le forze sociali e gli enti locali per fare il punto sulla vertenza con la multinazionale franco-indiana. “Chiedo alle istituzioni locali di sostenere, come parti civili, la difesa del contenzioso” è la richiesta arrivata dal presidente del Consiglio, sempre secondo fonti sindacali. Ma al di là delle parole, viste le profonde divisioni tra i giallofucsia, se Conte dovesse fallire nella gestione della vertenza ArcelorMittal (che ha posto condizioni inaccettabili per restare) e non dovesse accontentare tutti, a partire dai suoi alleati, sarà davvero difficile evitare una crisi di governo.

Mattarella chiede al governo di trovare soluzioni rapide 

Conte ieri ha riferito al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Non si conoscono i particolari del colloquio, ma è nota la preoccupazione del capo dello Stato sia per la situazione dell’azienda siderurgica, sia in generale per tutte le crisi aziendali che si registrano nel Paese, a partire da quella di Alitalia. Mattarella ha quindi chiesto al governo di adoperarsi per trovare rapide soluzioni, visto che, come sottolineato a più riprese, l’occupazione rappresenta uno dei problemi più rilevanti per il Paese.

Sindacati: “Ripristinare lo scudo penale”

Ripristinare lo scudo penale e riflettere su un eventuale ingresso di Cdp nella attuale società. Sono questi i punti che il leader Cgil Maurizio Landini ha sottolineato al governo nel corso dell’incontro a Palazzo Chigi. “Serve dare un segnale e ripristinare lo scudo penale, facendo rivivere il decreto del 2015 che riguardava anche i commissari e che aveva una caratteristica precisa, che valeva in generale, senza fare favori a nessuno con norme che prevedevano come in tutte le situazioni di crisi chi subentrasse non dovesse essere responsabile di ciò che non ha fatto. Mi sembra una cosa di buon senso”, ha spiegato il “compagno” Landini al termine dell’incontro con il governo. “Il governo faccia un decreto sullo scudo penale per non dare alcun alibi ad ArcelorMittal. Il piano B non c’è, c’è obbligare l’azienda a riaprire la trattativa per rispettare l’accordo fatto con l’allora governo e con Cgil, Cisl e Uil” ha detto la leader della Cisl Annamaria Furlan. Anche per il leader Uil Carmelo Barbagallo “non ci deve essere un piano B ma il rispetto degli impegni. Nazionalizzare? Una cosa è certa che in altri paesi come la Francia hanno sempre il 15% di imprese strategiche. Noi invece facciamo di tutto per renderci la vita difficile”. Fim Fiom e Uilm hanno proclamato ventiquattro ore di sciopero per l’intero Gruppo Arcelor Mittal ex Ilva a partire dalle ore 7 di oggi.

Conte da Vespa: “Se battaglia giudiziaria sarà la battaglia del secolo”

Conte poi è andato a Porta a Porta da Bruno Vespa su Rai1 e ha ribadito la posizione che lui definisce “inflessibile” del governo. “Non è un problema legale“, ha precisato, “perché una battaglia legale ci vedrebbe tutti perdenti. Ove mai fosse giudiziaria, sarebbe quella del secolo. Non si può consentire che si vada via senza rispettare gli obblighi contrattuali”. E alla domanda se per “lo Stato italiano ci sono gli strumenti giuridici per una eventuale battaglia legale”, ha replicato: “Assolutamente sì”. E alla domanda di Vespa se si sta ipotizzando anche una nazionalizzazione dell’ex Ilva, il premier ha risposto: “Stiamo già valutando tutte le possibili alternative, ma ora non ha senso parlarne. Aspetto una proposta dal signor Mittal e vorrei incontrarlo nelle prossime ore”.

E’ in gioco la tenuta del governo

Una cosa è certa – come riportato anche da fonti del Quirinale – quello che il governo giallofucsia deve evitare è che sulla scorta dell’abbandono di ArcelorMittal si scateni una reazione a catena ai danni dei nostri lavoratori e del sistema Paese. E se mai il Conte bis dovesse cadere sull’ex Ilva (scenario sempre meno fantapolitico, viste le forti divisioni tra M5S, Pd e Iv) dal Colle è arrivato forte e chiaro il messaggio che gli “inciuci” sono finiti: si tornerebbe dritti al voto.

Adolfo Spezzaferro

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1 commento

Sergio Pacillo 10 Novembre 2019 - 5:35

Volete farmi credere che i parlamentari sono disposti a perdere lo stipendio ?!

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