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“È uno degli strumenti prediletti della sinistra”: sulla censura Feltri sbugiarda i progressisti

by Michele Iozzino
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Roma, 11 mag – Un Vittorio Feltri magistrale su sinistra e censura ribalta i luoghi comuni dei progressisti nostrani.

L’articolo di Feltri sulla censura

Rispondendo a una lettera di un lettore, Feltri affronta su Il Giornale il tema della censura o, meglio, da quale parte stia la censura oggi. E, infatti, è proprio questa la domanda del lettore: “La sinistra accusa la destra di applicare la censura, la destra accusa la sinistra di essere lei ad applicarla. Dove sta la verità?”. Secondo Feltri, la questione è puramente strumentale: “Parlare di censura puntando il dito contro il governo, il quale controllerebbe la tv pubblica impedendo a taluni di leggere i propri monologhi «antifascisti», è una maniera della sinistra per avvalorare una infondata accusa di fascismo nei riguardi del centro-destra”. Insomma, il solito antifascismo usato come clava. E continua, “I partiti attualmente alla guida del Paese non si sono imposti con la forza, non hanno truccato le elezioni, non hanno fatto ricorso a metodi violenti per costringere gli italiani a votarli, non hanno ucciso gli avversari politici per fare fuori i concorrenti, quindi dobbiamo chiederci non dove stia la verità ma dove diavolo stia il fascismo”. Un esame di realtà per rimettere le cose in prospettiva e ricordarci qual è lo stato dell’arte, ovvero quello di un sistema democratico che – pur con tutte le sue contraddizioni – è ben lontano dall’essere una pericolosa e violenta oppressione delle libertà politiche.

“È uno degli strumenti prediletti della sinistra”

Feltri non si accontenta di smontare le accuse di censura contro la destra, ma passa al contrattacco: “Per quanto riguarda una presunta censura cui farebbe ricorso la destra, io ritengo che essa sia uno degli strumenti prediletti della sinistra. I progressisti rifiutano il confronto e sono soliti silenziare chiunque non sia portatore del loro medesimo pensiero”. E passa a descrivere accuratamente questo comportamento: “Impedire ad una persona di esprimersi, di dire la propria, non è solo un modo di calpestare un diritto costituzionale, la sacra libertà di espressione, ma rappresenta altresì una gravissima forma di violenza. Sì, trattasi di un atto di sopraffazione, il quale, per di più, danneggia enormemente chiunque lo subisca. Umilia. Castiga. Mortifica. Ferisce”. Cita come esempio di stretta attualità il caso del ministro Roccella, costretta ad abbandonare il palco agli Stati generali della natalità dopo le contestazioni dei collettivi di estrema sinistra. E chiosa: “Lì troverai pure il fascismo. Quello vero. Quello dei predicatori politicamente corretti e moralmente corrotti”. Tutto verissimo, l’intolleranza della sinistra e i soprusi dei “buoni” sono cosa certa, ma – se ci è concesso un appunto – dopo aver giustamente ricordato la naturale strumentale dell’antifascismo, Feltri sbaglia tirare in ballo proprio il fascismo. In fondo, significa prendere per buona quella fraseologia e quella retorica con cui i “sinceri democratici” giustificano la propria violenza e la propria arroganza.

Michele Iozzino

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