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Italiani emigrate, vi paga il sindaco

by Cesare Garandana
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uid_14442b3b5b7.640.0Cagliari, 23 set – “Adesso parto”. Iniziativa pubblicitaria di tour operator? No, progetto del Comune di Elmas, provincia di Cagliari, punta sud di una regione, la Sardegna, che dei segnali di ripresa favoleggiati da Renzi e dalla sua brigata di cantastorie non ne vede traccia.

“Qui i nostri ragazzi non hanno più possibilità e allora perché non aiutarli a trovare un’alternativa altrove? Non è una vergogna cercare un lavoro fuori dalla Sardegna o fuori dall’Italia”. Il sindaco Valter Piscedda è molto chiaro, parole rassegnate di un rappresentante politico di un territorio che, con la chiusura di industrie multinazionali (ALCOA), col settore minerario ormai finito da decenni (ci sarebbero le politiche per rilanciare l’estrazione, ma dobbiamo dipendere dall’estero per l’energia no?) e con la pastorizia massacrata  viaggia con percentuali di disoccupazione da Grecia post-troika, nei numeri il 17,5 % complessiva e il 54% giovanile, uno su due escluso gli studenti.

Continua Piscedda, in una sorta di resa incondizionata, “ogni giorno nel mio ufficio c’è il viavai di disoccupati che chiedono aiuto. In molto vorrebbero andare all’estero ma non possono pagarsi il biglietto. E allora ci siamo detti: perché non incentivare questi ragazzi? Siamo cittadini d’Europa e non possiamo pretendere che la Sardegna sia in grado di soddisfare tutte le nostre necessità. Dobbiamo prendere coscienza che la situazione è molto difficile”.

Il progetto ha già un finanziamento di 12 mila euro, consentirà di pagare spese di viaggio e corsi di lingua, e nelle intenzioni del sindaco c’è una volontà be precisa. “Le politiche del lavoro nella Regione Sardegna hanno fallito, diamo un contributo a quelli che non si arrendono: facciamo in modo che non passino le giornate al bar, che vadano fuori, imparino una lingua, acquisiscano competenze, e speriamo che un giorno tornino col gruzzolo necessario a fare casa e famiglia qui”.

Una scelta di rottura, condivisibile o meno, ma segno di un totale fallimento di scuola e politica del lavoro, regionale e nazionale. Un paese dove si incentiva ad emigrare per trovare speranza non ha presente e non ha futuro. Renzi questo lo sa, tra un selfie e un tweet?

Gaetano Saraniti

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