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La Boldrini cazzia Facebook: “Sessismo, fascismo, bufale: si censura troppo poco”

by Giuliano Lebelli
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Boldrini cazzia FacebookRoma, 15 feb – Laura Boldrini scrive a Mark Zuckerberg dalle colonne di Repubblica. Una frase in cui vanno salvate solo le congiunzioni. Le cose non migliorano se guardiamo ai contenuti della missiva, il cui unico fine è: più censura. Contro cosa? Un po’ di tutto: gruppi privati sessisti, contenuti neofascisti, fake news. Insomma, un grande minestrone il cui unico comune denominatore è quello di restringere le libertà, segnalare, vigilare, proibire, censurare. La Boldrini si dice “preoccupata per il dilagare dell’odio nel discorso pubblico”. Seguono gli esempi: i “gruppi chiusi” in cui vari frustrati sfogano misoginia in quantità industriali, per esempio. Fenomeno certo deprecabile, ma che sembra il classico specchietto per le allodole: quando si vogliono ridurre gli spazi di libertà si prende sempre il caso limite. E infatti, subito dopo, arriva l’affondo sul vero obbiettivo: “Il problema è analogo per le pagine di gruppi politici estremisti e violenti“.

Una ricerca dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia ha catalogato 300 pagine che su Facebook esaltano il fascismo”. Dopo i gadget, i vini, i monumenti, le scritte, le tombe, ora arriva la crociata contro le pagine Facebook. Del resto non ci sono mica problemi più urgenti in Italia, no? La Boldrini è furente perché non si censura abbastanza: “La prima verifica semestrale dice che risulta cancellato appena il 28% dei contenuti segnalati come discriminatori o razzisti. Una media che si ricava dal 50% di Germania e Francia e dal misero 4% italiano. Mi domando se questo dato allarmante lo dobbiamo anche all’assenza di un ufficio operativo di Facebook in Italia”.

Come se non bastasse, Facebook viene cazziato anche per la questione delle “bufale”, ovvero delle verità non conformi agli standard boldriniani: “Un’Italia che sconta scarsa collaborazione da parte della sua azienda anche sul fronte della disinformazione, al contrario di quanto avviene in Germania o in Francia. Su questo tema ho da poco lanciato una campagna di sensibilizzazione (www.bastabufale.it). Proprio perché sono convinta che le fake news – create ad arte per fini di lucro, delegittimare l’avversario o generare tensioni sociali – provochino danni alle persone e spesso rappresentino l’anticamera dell’odio”. In questa sua crociata, la Boldrini arriva persino a dettare le politiche aziendali a un’azienda provata quale è Facebook, auspicando, anzi, pretendendo “l’apertura in Italia di un ufficio operativo per i 28 milioni di utenti che Facebook ha nel Paese. Le risposte giunte dopo due mesi sono evasive e generiche. A questo punto chiedo a lei, signor Zuckerberg: da che parte sta Facebook, in questa battaglia di civiltà?”.

Giuliano Lebelli

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nemesi 15 Febbraio 2017 - 12:10

Al di là del fatto che questa Boldrin Boldrinni (o come diavolo si chiama) non ha probabilmente presente i meccanismi della rete da TOR al deep web ed altro ancora,bisogna dire che Facebook ha tutto l’interesse a lasciare libertà e relativo anonimato sia ai singoli che ai gruppi e/o pagine per un intuitivo tornaconto monetario:

la pubblicità FB si paga in base al numero di persone raggiungibili; se tutte le persone venissero iscritte mediante un documento di identità ad esempio, il numero degli iscritti si abbatterebbe immediatamente e con questo le entrate pubblicitarie;

va da sè che una persona con cinque profili farlocchi,a livello di investimento pubblicitario vendibile ad una azienda…viene calcolata come cinque diverse persone,mica una sola,aumentando quindi il margine di guadagno per FB ed “imbollando” però quello della spesa relativa di uno sponsor,alla faccia dell’onestà.

Dopodichè per quanto concerne insulti e/o minacce (sempre da condannare a mio parere) esistono già le funzioni di blocco/ban,
per cui se un politico non volesse sfruttare apposta l’effetto vittimistico (con lacrima opzionale) della valanga di insulti ricevuti nei commenti, potrebbe farlo anche immediatamente, senza richieste speciali a mezzo Stampa.

Nello specifico di questa Boldrin ho letto che lo staff comunicazione-social costa ai contribuenti italiani UN MILIONE di euro all’anno;

per quanto possano essere testoni quelli di sinistra,è davvero difficile pensare che quel dispendioso Team non abbia ancora capito la funzione “blocca e segnala”su FB, a meno che non stiano aspettando qualche “risorsa” in grado di insegnarlela…

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