Roma, 12 nov – La Corte Costituzionale italiana che costa tre volte quella statunitense. Il 5,2% dei pensionati che assorbe ben il 17% della spesa previdenziale, mentre il 44%, a causa di pensioni che non raggiungono i mille euro al mese, porta via soltanto il 19,2% delle uscite.
Sono le cifre di un paese in cui la Casta, perfettamente espressa dall’assessore regionale abruzzese indagato per le “spese pazze” pagate dai contribuenti o dai consiglieri della non più esemplare Emilia-Romagna, continua a prenderci in giro.
Riduzione della spesa, taglio dell’Imu per creare nuove tasse e la retorica sui tempi che impongono sobrietà. Nel frattempo, però, non si va oltre qualche ritocco qua e là, da esibire per placare il malcontento.
Salvo poi scoprire che il grasso che cola c’è ancora e basta, ad esempio, dare uno sguardo all’inchiesta di Roberto Perotti pubblicata su La Voce.info per rendersene conto.
Un’inchiesta sulla casta dei giudici, quelli della Consulta in particolare.
Ebbene, «la retribuzione lorda del presidente della Corte è di 549.407 euro annui, quella dei giudici di 457.839 euro. La retribuzione media lorda dei 12 giudici britannici è di 217.000 euro, meno della metà. Il Canada è simile: 234.000 euro per il presidente, 217.000 per i giudici. Negli USA siamo a circa un terzo della retribuzione italiana: 173.000 euro per il presidente e 166.000 per i giudici».
Senza contare lo status di cui in Italia godono ed che include vari benefits, che si sommano alla retribuzione in senso stretto: «viaggi ferroviari, aerei o su taxi effettuati per ragioni inerenti alla carica sono a carico della corte; ogni auto abbinata ad ogni giudice ha una tessera viacard e il telepass; i giudici dispongono di un cellulare e di un pc portatile e i costi dell’utenza telefonica domestica sono a carico della Corte (salvo rinuncia del singolo giudice); i giudici dispongono inoltre di una foresteria, composta di uno o due locali con annessi servizio igienico e angolo cottura, nel Palazzo della Consulta o nell’immobile di via della Cordonata».
E poi ci sono le “auto blu”, che ci costano ogni giorno 750 euro ciascuna.
Quanto alle pensioni, come anticipato, 861mila persone assorbono una cifra simile a quella di altri 7,3 milioni di italiani. Una cifra che, anziché diminuire, tende ad aumentare. Mentre possono ritenersi un po’ più fortunati gli 8,4 milioni di pensionati che godono di una pensione tra i mille ed i tremila euro.
Certo, una cosa sono i costi dei giudici, un’altra il sistema pensionistico, che è un sistema previdenziale, fondato sui contributi. Ma varrebbe la pena, a questo punto, rivederne un po’ il funzionamento, dal momento che uno Stato non può legittimare così un livello di disuguaglianza tanto ampio.
Sicuramente, è ora di capire che la storia dei soldi che mancano per le cose essenziali è soltanto una cantilena utile ai politici per continuare a gestire la spesa a loro piacimento.
Emmanuel Raffaele