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Soldi in meno e zero tutele, lavoratori precari fregati dai sindacati

by Giuseppe Maneggio
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Roma, 12 nov – Circa 500 mila precari non guadagnano quanto dovrebbero per legge e non ricevono tutele dai sindacati, nonostante questi percepiscano quasi 2 milioni di euro dal mondo della somministrazione. Lo rivela il Fatto Quotidiano con un’indagine a firma Salvatore Cannavò a darcene notizia, non senza scatenare una stizzosa risposta da parte di  Nidil-Cgil. Secondo i dati 2011 di Assolavoro dei 500mila lavoratori in questione, il 52% è stato collocato in ambito manifatturiero, il 17% si occupa di servizi alle imprese e di informatica, l’11% di Commercio, il 9% lavora nella Pubblica Amministrazione, nella Sanità e nell’Istruzione.

Fu l’allora ministro del Lavoro Tiziano Treu sotto la guida del primo governo Prodi nel 1997 a varare e dare forma e sostanza alla legge per il lavoro interinale. Legge che fu poi parzialmente riformata dal giuslavorista Marco Biagi e applicata dal centrodestra nel 2003. Questo mondo è comunque regolato dal 2002 da un Contratto collettivo delle agenzie di somministrazione di lavoro, che prevede un trasferimento di denaro ai sindacati come “sostegno al sistema di rappresentanza sindacale unitaria”, siglato, per le agenzie, da Assolavoro e, per il sindacato, dal Nidil-CgilFelsa-CislUil-Temp. Con questo contratto, nel 2002 le organizzazioni sindacali beneficiavano di un contributo pari a un’ora ogni 1700 lavorate, dal valore di 7,75 euro l’ora.

Nel 2008 viene stipulato un nuovo contratto – che vede tra i firmatari Guglielmo Epifani, attuale segretario del Pd, Angeletti e Bonanni – e il valore orario sale a 10 euro. Ciò significa che nel 2011, a fronte di 316 milioni di ore lavorate, i sindacati hanno guadagnato circa 1,8 milioni di euro. Un nuovo contratto, firmato lo scorso settembre, ha infine deciso che il compenso sarà corrisposto per un’ora ogni 1500 lavorate. Oggi dunque le entrate dei sindacati si aggirano intorno ai 2 milioni di euro annui.

Claudio Treves, segretario generale del Nidil Cgil, ha prontamente risposto all’articolo pubblicato da Il Fatto Quotidiano, adducendo che il 70% di quel compenso viene reinvestito in progetti territoriali. Ma alcuni dati paiono contraddirlo. Per fare un esempio, nel solo 2012 le entrate per “contributi sindacali” ammontano a 719.505 euro ma solo il 29,5%, pari a 212.500 euro, è stato investito per progetti territoriali. Il resto è stato utilizzato per altri scopi ed attività, per spese generali e di personale. La realtà quindi appare ben diversa.

Lo scandalo si allarga a dismisura se poi si vanno ad analizzare le retribuzioni medie dei 500 mila precari in questione. La Legge Biagi prevede per gli interinali “un trattamento non inferiore a quello cui hanno diritto i dipendenti di pari livello dell’impresa utilizzatrice“, ma gli stipendi restano più bassi rispetto al dovuto. Ciò è dovuto ad un contratto del 2008 firmato dall’allora segretario della Cgil Epifani che ha introdotto un divisore specifico per i lavoratori in somministrazione, differenziandoli dai normali lavoratori. In alcuni settori, quali quelli del Commercio, dall’Istruzione, della Sanità, della Pubblica Amministrazione, dei Trasporti, il lavoratore interinale guadagna meno di chi fa lo stesso lavoro ma con contratti differenti. A tutto vantaggio delle agenzie interinali che si ritrovano a risparmiare dai 10 ai 20 milioni di euro l’anno.

Non per ultimo, il fatto che il lavoratore precario non ha mai alcuna rappresentanza sindacale: ciò è dovuto ad un settore con una forte mobilità interna (i lavoratori interinali non hanno mai un datore di lavoro fisso e specifico, ma si trovano a cambiare posto di lavoro frequentemente).

Per tutta risposta la Cgil ha fatto sapere di adire a vie legali e ha promesso di querelare l’approfondimento di Cannavò.

Giuseppe Maneggio

 

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