Roma, 03 nov – Continua la ventata di aria fresca sui palazzi romani. Dopo le dimissioni di Federica Mogherini, divenuta Alto rappresentante per la politica estera UE, è stato nominato il nuovo ministro degli esteri. Si tratta di Paolo Gentiloni Silverj, nobile di Filottrano, Cingoli, e Macerata. Parente del Duca Conte Vincenzo Ottorino Gentiloni, rimasto nella storia per il famoso patto che fece tornare a votare i cattolici nelle elezioni del 1913. Nulla da invidiare, dunque, al montiano Giulio Maria Terzi di Sant’Agata, marchese di Palozzolo, Conte di Restenau, Signore di Sant’Agata e Nobile di Bergamo.
Il giovin signore Gentiloni, romano, classe 1954, avrà l’arduo compito di difendere gli interessi italiani nel mondo. Una breve ma intensa vita politica che dagli anni settanta ad oggi lo ha portato ad assumersi su di se importanti responsabilità.
Ha militato nelle fila di svariati movimenti giovanili fino a confluire in Democrazia Proletaria. Da nobile proletario a radicale, e infine ecologista. Ha diretto il mensile La Nuova ecologia, testata legata a Legambiente, movimento ambientalista a cui è stato iscritto. Negli anni novanta fu portavoce del Sindaco di Roma Francesco Rutelli, suo mentore ed amico. Democratico fino al midollo è stato tra i promotori del PD. Per questo fu premiato con la nomina a Ministro della Comunicazione con l’ultimo Governo Prodi (2006-2008). Tante sono state le medaglie al petto del nostro Barone Rosso. Mancava solo la Farnesina.
Anche se il plebeo Roberto D’Agostino ha fatto notare che all’estero non ha mai fatto neanche una vacanza. Le solite cattiverie. In realtà, il nostro nobile Segretario di Stato può contare su molti amici stranieri soprattutto Oltreoceano. Come si può leggere in un articolo de La Stampa di Fabio Martini: “Gentiloni è un cultore della politica anglosassone e l’essere considerato un amico all’ambasciata degli Stati Uniti e in quella di Israele, ha rappresentato un viatico importante nell’ultimo miglio che lo ha portato alla Farnesina”. Da subito, però spiazza tutti mostrandosi un fervente patriota. I primi due colloqui da ministro sono stati con Massimiliano Latorre e Salvatore Girone per rinnovargli la continuità dell’impegno del Governo. Rimane una domanda. Ma era una minaccia o una promessa?
Questo non lo sappiamo. Anche se già il nostro Cavalier sembra pronto alla pugna. Prendiamo come esempio le prime dichiarazioni rilasciate alla stampa dopo il passaggio di consegne. Gentiloni ha affermato: “E’ stato un passaggio di consegne non formale in cui ho rinnovato gli auguri a Federica Mogherini per il suo ruolo di Lady Pesc. Abbiamo avuto un colloquio approfondito di circa tre ore sui dossier più urgenti. Si è parlato dei principali dossier: le crisi in MO, soprattutto la Libia, e le tensioni Russia-Ucraina”.
Ora volendo essere realistici nessuno può aspettarsi molto da un ministro degli esteri in un Paese a sovranità limitata. L’unico che ha fatto sentire la voce dell’Italia fuori dei nostri confini è stato Enrico Mattei. Purtroppo, il fondatore dell’ENI è stato molto sfortunato. Nessuno seguirà il suo esempio. Forse l’unico confine che possiamo difendere è quello del Mediterraneo.
Sarebbe necessario che l’Europa si assumesse l’onere di fermare i flussi indirizzandoli verso i Paesi che possono gestire i profughi. Chi scappa dalla guerra e dalla fame è in preda alla disperazione. Ma il panico va gestito con strategie razionali. Non possiamo dire si salvi chi può.
L’Operazione “Mare Nostrum”, ha creato una sorta di “magnete” per i flussi di migranti trasformando il canale di Sicilia in un cimitero. Se questo vuol dire prendersi cura dei sofferenti, è meglio respingere i barconi come fa la cattolicissima Malta. Non serve tirare in ballo cifre o statistiche. Basta attenersi al senso delle parole. L’accoglienza non può essere imposta. L’ospitalità si chiede, non si pretende. In caso contrario possiamo parlare di irruzione e non di immigrazione.
Ora, però sembra cambiare tutto. Con l’operazione Triton, che sostituisce Mare Nostrum, ha affermato il ministro dell’Interno Angelino Alfano: “L’Europa per la prima volta scende il mare e sarà a presidio delle frontiere. Questo non significa che l’Italia verrà esentata dal presidio delle frontiere, ma che per la prima volta l’Europa prende coscienza che le frontiere a trenta miglia delle coste italiane è una frontiera di tutti. E, soprattutto, l’Italia spenderà zero euro: l’operazione costerà 3 milioni di euro al mese, forse poco più e sarà finanziata con fondi europei”. Le promesse di Alfano non rassicurano nessuno perché è ovvio che l’immigrazione clandestina può essere fermata solo da una forte e decisa politica estera. In ballo c’è la difesa dei confini nazionali. Non è una semplice questione di ordine pubblico.
Speriamo di non vedere ciò che resta della nostra sovranità andare a picco nel Canale di Sicilia.
Salvatore Recupero