Roma, 16 dic – Inaugurata a Roma la mostra per il centenario di Enrico Berlinguer e la sinistra di Elly Schlein si rifugia nel santino impolverato del vecchio leader comunista.
La mostra su Berlinguer
Si intitola I luoghi e le parole di Enrico Berlinguer la rassegna dedicata allo storico segretario del Pci a più di cent’anni dalla nascita e quasi quaranta dalla morte. La mostra è stata inaugurata ieri all’ex mattatoio di Roma. A presiedere all’inaugurazione il gotha della sinistra italiana vecchia e nuova. Tra gli intervenuti personalità come Massimo D’Alema, Walter Veltroni, Gianni Cuperlo, Nicola Zingaretti, Andrea Orlando, e Roberto Gualtieri attualmente sindaco di Roma. Presente ovviamente anche la figlia e giornalista Bianca Berlinguer. Ma soprattutto era presente Elly Schlein, come a voler rimarcare il filo rosso che unisce il Pci di ieri e il Pd di oggi. Ma le celebrazioni per Berlinguer hanno l’incedere di un rifugio nella nostalgia. Sarebbe fin troppo facile insistere sull’impietoso paragone tra l’attuale stagione politica e quella di allora, tra la sinistra di oggi e quella di ieri, con l’abbandono del drappo rosso delle lotte sociali per quello arcobaleno del progressismo odierno.
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Non bisogna, però, fare il percorso inverso e magnificare quel passato nel paragone desolante con l’oggi. Per certi versi, nel Pci di Berlinguer c’è già quel tradimento che per salti e riposizionamenti ha portato al Pd. In fin dei conti, un partito comunista che rinuncia alla rivoluzione si avvia sulla strada della socialdemocrazia e delle lotte – per così dire – borghesi. Non che da un nostro punto di vista ci sia alcunché di auspicabile in una rivoluzione sotto l’insegna della falce e martello. Ma appunto la sua eredità è già problematica. L’omaggio del Pd a Berlinguer ha quindi tutta l’aria di un’adorazione delle ceneri, del culto di un’immagine svuotata di senso. Sempre che un fuoco sia mai esisto.
Michele Iozzino