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Italicum: la minoranza Pd non segue Renzi. A differenza di Berlusconi

by Giorgio Nigra
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italicumRoma, 21 gen – Ha vinto il Grande Centro. Al Senato, Berlusconi viene in soccorso a Renzi sulla legge elettorale e le due rispettive minoranze scendono sul piede di guerra. Ma il patto del Nazareno regge l’urto.

La giornata di ieri è iniziata con Berlusconi che ha fatti il suo ingresso a Palazzo Chigi a metà mattinata: è il sesto faccia a faccia in un anno. E arriva in un momento cruciale, a poche ore dall’avvio delle votazioni in Aula al Senato. Per riuscire a portare a casa il risultato, Renzi deve superare l’ostruzionismo dei 40mila emendamenti leghisti ma soprattutto l’opposizione della minoranza Pd, che chiede di modificare il sistema dei 100 capilista bloccati dell’Italicum. Perciò il premier ha bisogno di blindare contenuti e percorso della legge con i voti di FI.

L’incontro, cui partecipano anche Verdini e Letta, Lotti e Guerini, dura un’ora. “Abbiamo fatto la nostra proposta, FI farà le sue valutazioni. Il Pd troverà la sua sintesi”, riassume al termine Lorenzo Guerini.

Ma, prima di entrare in aula, il premier deve affrontare l’assemblea dei senatori Pd.  Il suo partito, sottolinea Renzi, è “democratico” e perciò “non caccia la minoranza” ma dopo il confronto “decide”. Egli chiede ai suoi parlamentari di Palazzo Madama di votare compatti in aula l’emendamento Esposito che, se approvato, annullerebbe in un sol colpo gli oltre 40mila emendamenti depositati in gran parte dalla Lega.Dunque, niente libertà di coscienza per i senatori dem: Renzi mette ai voti la sua linea e con lui si schierano 71 su 102, 1 si astiene e la minoranza non partecipa al voto. “Spero che la minoranza si adegui”, commenta Maria Elena Boschi. Ma comunque “i numeri ci sono”.

Berlusconi intanto riunisce il vertice del partito a Palazzo Grazioli e detta la linea: sì al patto del Nazareno e anche al premier alla lista, finora osteggiato. L’indicazione ai senatori è votare l’emendamento Esposito. Ma quando i senatori si riuniscono, FI vive una spaccatura parallela a quella del Pd. Tra i dieci e i venti dissidenti si schierano con Raffaele Fitto e dicono no a quella che definiscono una “posizione inaccettabile”.

L’intesa è fatta: “acceleriamo”, dichiara Renzi nel pomeriggio, dopo una riunione del Consiglio dei ministri e prima di partire per Davos. Sulle riforme si andrà avanti a passo rapido, assicura, a dispetto di chi “consiglia prudenza”.

Giorgio Nigra

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