Roma, 17 mag – Ma quanto è libertario e progressista questo Presidente della Repubblica, che oggi pone in agenda la prioritaria e irrinunciabile lotta alla omofobia e transfobia, un tema che immaginiamo sia sentitissimo dalle famiglie italiane strozzate dalla crisi.
Mattarella ha richiamato l’attenzione sulla “inciviltà delle discriminazioni e delle violenze”, spiegando che “molta strada è stata fatta, eppure il cammino è ancora lungo”. Il Colle auspica un “cammino di una libertà come pieno sviluppo dei diritti civili, nella sfera sociale come in quella economica, nelle sfera personale come in quella affettiva”. Il Capo di Stato chiede alla società di prodigarsi per “abbattere i pregiudizi dell’intolleranza” e costruire insieme una società diversa, “che assuma l’inclusione come obiettivo sociale, che applichi il principio di eguaglianza alle minoranze, che contrasti l’omofobia e la transfobia”.
Insomma, un campione di libertarismo. Ma è lo stesso Mattarella che si è distinto, nel corso dei suoi anni pre-quirinalizi, per il più bigotto bacchettonismo?
Già perché il notabile democristiano si trovò, da ministro della Pubblica Istruzione, a dover rispondere allìallora deputata radicale Ilona Staller sulla questione della minigonna in classe. “A scuola l’esuberanza dei ragazzi va contenuta”, disse Mattarella.
E quando nel luglio del 1990 quando gli fu chiesto cosa ne pensasse dei concerti che da lì a poco Madonna avrebbe tenuto a Roma (il 10 luglio) e a Torino (il 13 luglio), Mattarella si accodò pedissequamente alla condanna della Conferenza episcopale italiana, tuonando contro “lo scarso contenuto artistico e la volgarità nel mescolare sacro e profano” della cantante. Dovevano passare molti anni prima che il timorato politico scoprisse l’emergenza della “transfobia”…
Giuliano Lebelli