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Non avrai altro Dio al di fuori di me: la Costituzione e i suoi adepti

by Michael Mocci
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Costituzione: Landini, si dovrà rispondere a questa piazzaRoma 15 ott – Prendete un Pontefice massimo (Napolitano), delle Vestali (la Kyenge, la Boldrini, Concita De Gregorio), un testo sacro (la Costituzione italiana), una festività (il 2 giugno), un collegio di probi viri (l’Associazione Nazionale Magistrati). Manca una liturgia di gruppo e abbiamo fondato una religione. Allora arrivano Zagrebelsky, Landini, Ingroia, Di Pietro, Vendola e Rodotà che organizzano una manifestazione per dire che “La Costituzione è la via maestra”. E così abbiamo anche i teologi. Non ci manca niente.

Certo, hanno ragione i manifestanti a dire che la Carta costituzionale deve essere meglio applicata: in una Repubblica “fondata sul lavoro” e che tutela il lavoro (art. 1, 4, 35, 36, 37) ma che spinge i suoi imprenditori a delocalizzare in Cina, licenziando gli italiani, c’è qualcosa che non va. Allo stesso modo, una decisa applicazione degli articoli 41, 42 e 43 della nostra Carta, che stabiliscono che l’impresa economica privata e la proprietà privata devono avere un indirizzo di utilità sociale, sarebbe quantomai auspicabile in questo momento storico.
Ma ogni fede, si sa, ha una frangia di fanatici. Sull’abside della loro chiesa c’è l’immagine del libello con la Costituzione e sotto il motto “Noli me tangere”. Sì, perché per loro la Costituzione è intangibile come sono intangibili le interpretazioni che ne danno i suddetti esegeti. Quella dell’antifascismo della Carta, per dirne una. Eppure la parola antifascismo non compare una sola volta nella Costituzione.
A questo punto sorge una domanda: per carità, la carta non è stata interamente applicata, ma se la nostra è davvero la Costituzione più bella del mondo, com’è che l’Italia è ridotta in questo stato comatoso? Se lo è chiesto anche Angelo Panebianco che sul Corriere ha scritto: “Come si può credibilmente diffondere tanta retorica intorno a una carta costituzionale che ci ha regalato una democrazia acefala, ossia priva di un capo di governo dai forti poteri, e assembleare (l’assemblearismo è una degenerazione del parlamentarismo), un mostruoso bicameralismo simmetrico, e ben 56 governi in meno di sessant’anni, dal ’48 ad oggi?”
Anche Guido Vitiello, docente alla Facoltà di Scienze politiche de La Sapienza, ha messo in dubbio le tesi di quelli che lui chiama “i feticisti della Costituzione”, sostenendo che è anticostituzionale “nella lettera e nello spirito” dire che la Costituzione è intoccabile e immodificabile.

In Italia in verità c’è stata una Costituzione che era pura poesia. Non era certo intangibile o sacra e non era stata consegnata da nessuna divinità ma, al di là della gradevolezza dello stile con cui era stata scritta, ha espresso delle aspirazioni che oggi mancano e che il popolo rivuole. Stiamo parlando della Carta del Carnaro, proclamata da D’Annunzio a Fiume l’8 settembre 1920. Il professor Chiappetti, ordinario di diritto pubblico nella Facoltà di Scienze Politiche della Sapienza di Roma, l’ha definitita “una costituzione in alcuni tratti molto più chiara e moderna della nostra”.  “Tutta la nostra complessità e conflittualità – prosegue il professore – nella Carta fiumana è invece semplificata. I lavoratori, per esempio, vengono chiamati produttori, portando così ad unità tutte le categorie ed i ruoli della produzione di ricchezza e di benessere”.

Una Carta che concede allo Stato sovranità economica (“Una Banca nazionale del Carnaro, vigilata dalla Reggenza, ha l’incarico di emettere carta moneta”, si legge nell’XI articolo), che conferisce al popolo e al governo un fine unico, oltre le divisioni faziose (“Lo Stato è la volontà comune e lo sforzo comune del popolo verso un più alto grado di materiale e spirituale vigore”. Art XVIII). La Carta del Carnaro tutela il lavoro e il lavoratore tramite un sistema di nove corporazioni, una per ciascuna Musa, da non intendere come sinonimo di lobbies ma come strumento di partecipazione totale dell’uomo al governo del paese a seconda delle sue mansioni. In questa Costituzione la cultura e l’istruzione hanno un ruolo centrale (“La coltura è l’arma contro le corruzioni. La coltura è saldezza contro le deformazioni”) assieme alla musica (“Nella Reggenza italiana del Carnaro, la musica è un’istituzione religiosa e sociale”). E assieme alla laicità della scuola, all’uguaglianza di tutte persone di fronte alla legge, D’Annunzio, anticipando il Saint-Exupery di Cittadella, canta “le forze misteriose del popolo in travaglio e in ascendimento”, vera anima di ogni Costituzione.

Michael Mocci

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Fausto 28 Settembre 2017 - 6:08

Non avrai altro Dio all infuori di te diventata signorina Figli senza privacy e in balia del narcisismo dei genitori – Corriere.

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