Peppa Pig e «Bella ciao». Abbiamo discusso di questo, nell’ultima campagna elettorale. Anche un bel po’ di aborto, che certo è un tema serio, ma che somiglia molto a uno di quegli argomenti su cui far nascere dibattiti interminabili, densi di implicazioni ideologiche, ma che poi vanno a parare in un bel nulla. Intendiamoci: non di solo Pnrr e bollette vive l’uomo. Che si affrontino anche temi identitari non è un male. Del resto, se c’è chi ritiene di dover fare un investimento metapolitico persino su Peppa Pig per portare avanti una certa agenda liberal, non è assurdo che la destra reagisca e si ponga il problema (il frame «Fdi contro la maialina dei cartoni» fa certamente sorridere, e bisognava magari pensarci prima, ma perché il frame «Peppa Pig paladina dei diritti Lgbt» dovrebbe fare meno ridere?).
Questo editoriale è stato pubblicato sul Primato Nazionale di ottobre 2022
L’impressione, tuttavia, è che questi dibattiti svolgano sempre più la funzione di un surrogato di scontro ideologico nell’era della morte della politica. La sinistra, come noto, si butta a corpo morto sull’identity politics per darsi una veste «rivoluzionaria», «ribelle», «emancipatrice» parallelamente alla sua diserzione dalle battaglie sociali che contano. Della serie: siamo diventati un’appendice del grande capitale, ma siamo ancora ganzi perché combattiamo la terribile piaga dei pronomi che non rispettano la fluidità di genere. È una compensazione puramente virtuale rispetto a una sconfitta reale. Se gli avversari inseguono sistematicamente i progressisti su questi temi, tuttavia, c’è il rischio che anch’essi si perdano nella stessa nebbia di polemiche social e guerre di hashtag (e questa è anche, in parte, un’autocritica).
Destra, sinistra e… Peppa Pig
Insomma: destra e sinistra si scontrano sui bagni per trans e sul film Disney con la Sirenetta nera, per poi adottare le stesse ricette economiche, sostenere gli stessi governi, aderire alle stesse alleanze internazionali. Del resto veniamo da un governo sostenuto da tutti i partiti italiani tranne uno: logico che, per dar vita a una parvenza di scontro politico, serva ricorrere a Peppa Pig.
Quali sono i temi attorno a cui potrebbe strutturarsi un’agenda politica realmente alternativa, oltre la contingenza? Ne segnaliamo quattro, peraltro tutti legati tra loro: Europa, ambiente, tecnologia e immigrazione. I primi tre sono già onnipresenti nelle retoriche liberali e tecnocratiche, il quarto è centrale nei discorsi sovranisti e conservatori. Non importa. È il modo in cui declinarli che farà la differenza. Del resto chi è saldo nella sua visione del mondo non trema se qualche cialtrone scimmiotta le sue parole d’ordine. Attorno a quel nodo di problemi si decide il nostro futuro, su quel quadrilatero ideologico va edificato un nuovo discorso rivoluzionario. Nel quale verranno poi risolti anche i temi secondari e le ossessioni identitarie che popolano i dibattiti odierni, ma che costituiscono il tetto, non le fondamenta di una reale alternativa politica e metapolitica. Europa potenza, ecologia futurista, sovranità tecnologica, etnopolitica. Non c’è altra strada, non c’è altra possibilità.